La guerra dei gazebo a Palermo continua. E i gestori di bar, pub e ristoranti non esitano a definirsi “perseguitati dal Comune”. Oltre 100 i locali multati per occupazione abusiva di suolo pubblico. All’ammenda di 500 euro si aggiunge l’obbligo di chiusura dell’esercizio per 5 giorni, con grave danno alle attività e – come denunciano le associazioni di categoria – al tessuto economico e produttivo della città intera. Ogni giorno a Palermo abbassano la saracinesca circa 15 locali. Per i 5 giorni a seguire i dipendenti rimarranno a casa – molti di loro vengono pagati a giornata – così come tanti fornitori.
Nel mese di marzo il Tar di Palermo ha salvato i gazebo di due ristoranti. Nella sentenza i giudici hanno tuonato contro “l’illogicità del modus operandi tenuto dall’amministrazione comunale nel caso in esame, talmente evidente da non meritare ulteriori commenti”. Decine i ristoratori che hanno presentato ricorso e che attendono speranzosi la decisione del Tar.
Ma la controversa vicenda dei gazebo è ben lontana da una soluzione. Le associazioni di categoria sono non poco contrariate. Lo conferma Nunzio Reina, presidente di Confartigianato Palermo, che il 27 marzo scorso, insieme a Confindustria, Confcommercio, Confesercenti e Cidec ha chiesto al sindaco e all’assessore alle Attività produttive un tavolo tecnico per trovare una mediazione.
Da parte del Comune ancora nessuna risposta, intanto i vigili urbani continuano a sanzionare i ristoratori che vivono nell’incubo di dover chiudere, come già accaduto a molti.
L’approvazione di un regolamento comunale che stabilisca durata delle concessioni, tipologia delle strutture da autorizzare e compatibilità con il codice della strada ed il traffico veicolare, richiesta a gran voce, stenta ad arrivare. Di fatto, sulla questione, il Comune appare alquanto in confusione.
“Il sindaco Orlando abbia il coraggio di ammettere che la faccenda non gli interessa. Il regolamento non c’è perché è un problema politico. Così ci hanno lasciato intendere. Ecco allora che la politica, invece di agire a favore dei cittadini, li danneggia”.
Il presidente di Confargianato tuona contro l’amministrazione comunale. E racconta della disperazione dei commercianti costretti a chiudere dopo la sanzione e che quotidianamente lo contattano per chiedere se c’è una soluzione. L’unica sarebbe il tanto atteso regolamento, che ribadiamo non c’è ancora.
Allora, come si esce dall’impasse? Reina va dritto al sodo della questione: “Bisogna valutare attentamente quali sono i locali da multare. I vigli urbani vanno girando e fanno multe a raffica. Sulla base di cosa? Di un regolamento che va aggiornato?”.
Le associazioni di categoria hanno persino presentato una bozza di regolamento. Più volte modificato ma mai approvato. “Al Comune dicono che ci vuole tempo – tuona ancora Reina – , in realtà manca la volontà. Basterebbe fare copia e incolla dal regolamento di una città italiana all’avanguardia dove il problema lo hanno risolto da tempo. Qui niente, è una vergogna”.
Il presidente di Confartigianato non esita a parlare di “ipocrisia dei nostri politici”. E spiega perché: “Ha chiuso il Bar Mazzara ed è stato un continuo di messaggi di solidarietà. Ma ricordo al sindaco Orlando che per un’attività che chiude per colpa della crisi, ce ne sono decine che chiudono per colpa del Comune”.
I controlli dei vigili, le multe e le restrizioni hanno a fargli da scenario l’illegalità. Reina ci racconta la storia di un venditore ambulante di formaggi, abusivo per anni. L’uomo ad un certo punto, decide di mettersi in regola e apre una piccola rivendita. Sino al giorno in cui non colloca sul marciapiede antistante al negozio un grosso cartello che sponsorizza l’attività, una sorta di insegna.
I vigili urbani arrivano immediatamente, lo multano per occupazione abusiva di suolo pubblico.
Il commerciate chiude. Porta i formaggi in macchina e si mette a venderli davanti al negozio. È lui a segnalare la sua paradossale vicenda a Confartigianato: da abusivo nessuno lo controlla, i vigili non lo multano e sta persino guadagnando di più rispetto a quando era un venditore in regola.
“Questo caso è indicativo di quanto il Comune stia gestendo male la faccenda. I gestori dei locali multati sperano di essere salvati dal Tar. Ma il ricorso lo ha fatto solo chi aveva i soldi per le spese legali, tutti gli altri sono costretti a chiudere. Il Comune interviene solo per aiutare i precari, senza nemmeno distinguere chi ha fatto dell’assistenzialismo la sua professione. Chi invece produce e dà lavoro viene penalizzato. I politici sono immobili, certo, se fossimo stati in tempo di elezioni amministrative magari le cose sarebbero andate diversamente”.