Che cos’è il Def, questo fantomatico documento che campeggia su tutti i giornali e su cui da settimane si stanno scervellando il premier Matteo Renzi e i suoi ministri? Si tratta del Documento di Economia e Finanza, precedentemente chiamato Dpef, ovvero Documento di programmazione economico-finanziaria.
In pratica, è il testo in cui si elencano, nero su bianco, tutti gli obiettivi economici e finanziati che il governo intende conseguire nell’anno e negli anni successivi.
Il Def deve essere votato dal Parlamento entro il 30 giugno di ogni anno, ma non ha valore di legge. Non è inusuale, infatti, che le stime degli esecutivi in carica siano troppo ottimistiche – come fossero una sorta di biglietto da visita dei governi – e necessitino dunque di essere ritoccate col passare del tempo. Le coperture previste per le diverse misure, infatti, molto spesso non riescono a tradursi in realtà e si è costretti poi a ridimensionare gli obiettivi o riproporli tali e quali nel Documento economico-finanziario dell’anno successivo.
Il Def è un documento che passa anche al vaglio delle Istituzioni europee perché le misure economiche incidono anche sul debito pubblico e secondo il patto di stabilità il rapporto deficit/Pil non può mai – anche se non è raro il contrario – superare il tre percento.
Si tratta di un delicato gioco di equilibri economici che impegnano ministri e partiti anche per mesi. Una volta approvato, si dovrebbero mettere in campo le misure previste: a volte ci si riesce, altre si rinvia fino al periodo in cui si prepara il nuovo Def.