Una batteria di interviste. Quella del premier Matteo Renzi al Corriere della Sera, e alla Stampa del ministro per le riforme, Maria Elena Boschi e del portavoce e vicesegretario del Pd, Lorenzo Guerini. Un fuoco incrociato di parole, spiegazioni e persino avvertimenti contro chi intende sabotare la riforma del Senato che oggi il consiglio dei ministri approva e poi trasferisce alle Camere. Non sono piaciute a Renzi, ieri, le parole del presidente del Senato, Piero Grasso che ha sconsigliato una riforma non condivisa dal Parlamento avvertendo che a Palazzo Madama potrebbero mancare i numeri per far passare la proposta. E così Renzi mette in fila una serie di concetti, affidando ai ‘suoi’ la spiegazione sulla necessità della riforma.
Ma è a Guerini che Renzi dà l’incarico di avvertire gli esponenti del Pd in risposta al documento che dovrebbe essere firmato da una ventina o trentina di senatori democratici contro la riforma. Il vicesegretario dell’intervista a La Stampa dice: “Nessuno vuole bloccare il cammino delle riforme. Siamo ad un passaggio decisivo, un leader si è assunto l’onere di portare il paese fuori dalla palude e se qualcuno pensa di sabotare questa prospettiva sappia che rischia sia il Pd, sia tutto il paese”.
Al Corriere, invece, intervistato da Aldo Cazzullo, il premier Matteo Renzi ribadisce la sua posizione: “Il Senato non deve essere eletto, se non passa la riforma finisce la mia storia politica. Se Pera o Schifani avessero lanciato avvertimenti come Grasso, la sinistra avrebbe fatto i girotondi sotto Palazzo Madama”. E contro il presidente del Senato e i senatori Pd che annunciano un documento contrario dice: “Basta con i professionisti dell’appello. Ho giurato sulla Costituzione non su Rodotà e Zagrebelsky. Se vogliamo ribaltare burocrazia ed establishment dobbiamo partire dalla politica”.
In merito al disegno di legge costituzionale per superare il Senato e il titolo V sui rapporti Stato-Regioni che sarà presentato oggi in Consiglio dei ministri il premier afferma: “Sarà uno spartiacque tra chi vuole cambiare e chi vuole far finta di cambiare. Entriamo nei canapi. Vedremo chi correrà più forte”, “sono trent’anni che si discute su come superare il bicameralismo perfetto. Questo stesso Parlamento doveva approfondire il tema con la commissione dei 42. Non è più possibile giocare al ‘non c’è stato tempo per discutere’. Ne abbiamo discusso. Venti giorni fa, nella conferenza stampa su cui avete tanto ironizzato, quella della ‘televendita’, abbiamo presentato la nostra bozza di riforma costituzionale. L’abbiamo messa sul sito del governo. Abbiamo ricevuto molti spunti e stimoli, anche da Confindustria e Cgil, gente che non è che ci ami molto. Abbiamo incontrato la Conferenza Stato-Regioni e l’Anci. Abbiamo fatto un lavoro serio sui contenuti. Ora è il momento di stringere. Il dibattito parlamentare può essere uno stimolo, un arricchimento. Ma non può sradicare i paletti che ci siamo dati”.
Renzi Indica quindi i punti irrinunciabili del disegno di legge: “Sono quattro. Il Senato non vota la fiducia. Non vota le leggi di bilancio. Non è eletto. E non ha indennità: i rappresentanti delle Regioni e dei Comuni sono già pagati per le loro altre funzioni”.
Concetti ribaditi anche dal ministro Maria Elena Boschi sempre sul quotidiano di Torino: “Superamento del bicameralismo perfetto, niente più voto di fiducia del Senato, che non votera’ neanche il bilancio dello Stato. I membri non eletti e senza indennita’”.
Il Senato, continua il ministro, “sarà composto dai presidenti delle regioni, dai sindaci dei capoluoghi di regione e delle province autonome, due consiglieri regionali e due sindaci per ogni regione; più 21 senatori su nomina del presidente della Repubblica per sette anni. I senatori a vita esistenti restano in carica. E faranno parte del Senato, un’altra variazione rispetto al testo precedente. Quindi in tutto 148 persone”. Quindi lancia un monito al presidente del Senato: “Grasso dice che vuole aiutare Renzi? Beh, i numeri in Senato si trovano meglio magari condividendo un progetto e non smontandolo. Anche alcuni parlamentari del Pd ora vogliono il Senato elettivo? Solo che sono gli stessi che hanno chiesto e ottenuto che l’Italicum valesse solo per la Camera. Delle due l’una…”.