Si è svolta, davanti al gup di Caltanissetta, l’udienza preliminare a carico di nove presunti mafiosi indagati nell’ambito della nuova inchiesta sulla strage di Capaci. Hanno chiesto di essere processati in abbreviato il pentito Gaspare Spatuzza, Giuseppe Barranca, Cristoforo Cannella e Cosimo D’Amato. Le loro posizioni sono state stralciate e il processo è stato rinviato al 16 aprile.
Verranno giudicati, invece, col rito ordinario, se saranno rinviati a giudizio, i boss Cosimo Lo Nigro, Salvatore Madonia, Giorgio Pizzo, Vittorio Tutino e Lorenzo Tinnirello. Oltre ai familiari delle vittime, il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti di scorta Antonio Montinaro, Vito Schifani, Rocco Di Cillo e le persone rimaste ferite nell’attentato, si sono costituiti parte civile la presidenza del Consiglio dei Ministri, il ministero dell’Interno e quello della Giustizia, la Provincia e il Comune di Palermo, la Regione siciliana, l’Anas, il Comune di Capaci e il centro Pio La Torre.
Il gup ha rigettato, perchè manifestamente infondata, la questione di costituzionalità sollevata dal legale di Cannella in relazione alla norma che prevede l’isolamento diurno in caso di condanne all’ergastolo. Il procuratore Sergio Lari sta illustrando le posizioni degli imputati che verranno processati in ordinario. Nella sua relazione il capo dei pm ha ribadito l’insussistenza di elementi che facciano pensare a soggetti esterni a Cosa nostra nella fase organizzativa della strage.
L’inchiesta, nata dalle dichiarazioni di Spatuzza che si è autoaccusato dell’attentato, ha fatto luce sul ruolo di sette esponenti del clan di Brancaccio, che avrebbero preso parte alle operazioni di recupero in mare e alla lavorazione del tritolo usato per l’eccidio, e del capomafia Salvuccio Madonia, boss di Resuttana che partecipò alle riunioni durante le quali Cosa nostra deliberò il programma stragista e l’uccisione di Falcone. L’udienza è stata rinviata a venerdì per la fine delle arringhe difensive e la decisione del gup.