Il governo Renzi tira dritto per la sua strada senza guardarsi troppo intorno. A farne le spese, ancora una volta, sono i sindacati. Dopo la frecciata del premier, che aveva dato della “strana coppia” ai critici Squinzi (Confindustria) e Camusso (Cgil), è la volta del ministro della Pubblica amministrazione, Marianna Madia.
“Non è detto che ci saranno tavoli, abbiamo tempi molto stretti” ha dichiarato il ministro rispondendo a quanti gli chiedevano se ci sarebbe stato un confronto a fare da preludio alla riforma della Pubblica amministrazione.
Non si sentano, tuttavia, messi da parte i sindacati, il modus operandi di Renzi e dei suoi, d’altra parte, è stato molto chiaro fin dall’inizio, votato alla realizzazione degli obiettivi prefissi “nel modo più rapido ed efficiente possibile”, come ha detto anche lo stesso ex sindaco di Firenze.
Marianna Madia apre le porte, dunque, a una collaborazione con le parti sociali, purché non siano da ostacolo sulla via delle riforme. “Abbiamo chiesto ai sindacati proposte che vadano oltre il piano Cottarelli – ha proseguito -. Ci aiutino per mettere risorse sull’entrata di nuove energie, di ragazzi e ragazze che da troppo tempo non riescono a entrare in modo sano nella Pubblica amministrazione”.
Se si parla di 85 mila esuberi nella Pa si utilizzano “un numero e una terminologia assolutamente sbagliati e distorti anche rispetto al piano Cottarelli”. Così il ministro della P.A., Marianna Madia. “L’idea sarà quella di provare ad avere uscite, anche con prepensionamenti” ma ciò “per aiutare i giovani ad entrare nella Pa”.
“Io penso ad una sana mobilità obbligatoria, – ha concluso il ministro – laddove il rispetto è quello del diritto del lavoratore, laddove non ci siano degli ostacoli burocratici”.