Lorenzo Borgogni, ex responsabile delle relazioni esterne di Finmeccanica, è stato arrestato insieme ad altre tre persone. I quattro sono stati posti agli arresti domiciliari con un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Napoli. L’accusa per Borgogni, e gli altri, è di associazione per delinquere e corruzione. Nello stesso contesto sono stati sequestrati 28 conti correnti e due cassette di sicurezza, a nome di diverse persone coinvolte nell’indagine. Insieme a Borgogni sono stati arrestati Stefano Carlini, ex direttore operativo della Selex Service Management Spa, del gruppo Finmeccanica, e i due imprenditori capitolini Vincenzo Berardino Angeloni e Luigi Malavisi.
L’inchiesta nasce dalle indagini che nell’aprile del 2013 portarono ad altri arresti. Dalle carte, si legge nell’ordinanza, sono emerse evidenze riguardanti aspetti personali, che modificavano le scelta nella fase di ricerca e creazione del progetto Sistri. Grazie alle false fatturazioni e sovrafatturazioni nei rapporti tra la Selex Service Management Spa e le società affidatarie compiacenti. In questo contesto erano stati creati dei “fondi neri”, destinati al pagamento di tangenti, anche con la mediazione di creazione di società straniere in paradisi fiscali.
Tra le altre perquisizioni eseguite dai militari del Nucleo polizia tributaria della Guardia di Finanza di Napoli una ha toccato anche la casa romana di Pier Francesco Guarguaglini, ex presidente di Finmeccanica.
Vincenzo Berardino Angeloni “appariva aver costituito una sorta di braccio operativo dei vertici di Finmeccanica”. A scriverlo è il procuratore di Napoli che coordina il pool di magistrati chi già nell’aprile del 2013 avevano ottenuto dal gip l’autorizzazione a 26 misure cautelari nell’ambito dell’inchiesta sugli illeciti legati agli appalti del sistema di tracciabilità dei rifiuti Sistri. La seconda parte delle indagini è basata appunto sul materiale acquisito dall’inchiesta madre e dalle dichiarazioni di alcuni indagati come l’ex amministratore delegato di Selex Spa.
Secondo i magistrati l’imprenditore “si occupava della richiesta e dell’esazione delle somme di denaro illecitamente accumulate, per recapitarle ai vertici del gruppo industriale”, ed era inoltre il destinatario del denaro che nasceva dalle false fatturazioni per le consulenze fittizie alle società create ad hoc grazie ad alcuni prestanome.