Matteo Renzi è in partenza. Domani e dopodomani a Bruxelles si svolge il vertice dei presidenti dei consigli dei ministri dei 21 paesi membri e – dopo il tour fra Parigi e Berlino – riferisce alla Camera sull’esito degli incontri. Ma per avviare la sua discussione usa un lungo preambolo e un aneddoto che aveva già riferito ai giornalisti nella conferenza stampa del 13 marzo scorso: “Ho incontrato il presidente Lula e con poche battute mi ha ha detto: “Non ho mai visto l’ Europa e gli Stati europei così rassegnati, pessimisti e stanchi”. Credo che chi rappresenta l’Europa all’interno del Consiglio europeo debba partire da questo”.
Ma il ritorno in aula di Renzi, dopo la presenza a Montecitorio e palazzo Madama per la fiducia, è servito al premier anche per un tentativo, l’ennesimo di disgelo col suo predecessore, Enrico Letta: “Saluto e ringrazio il presidente Letta” che ha dato “un importante stimolo” in vista del semestre europeo dell’Italia”.
E poi di nuovo il refrain sull’Europa: “Dobbiamo lottare contro un’Europa espressione della burocrazia e della tecnocrazia e riprendere lo sguardo alto dei paesi fondatori. Nei prossimi otto mesi ci sarà un passaggio elettorale rilevante, avremo il cambiamento della commissione Ue e il semestre a cui Letta, che saluto e ringrazio, ha dato importanza e stimolo”.
L’Unione europea ha subito “una battuta d’arresto perché c’è la crisi. Non è così, non è solo così. Il rischio di una deriva tecnocratica europea non dipende solo dalla crisi ma è insito nell’ anima di chi da anni si batte per un’Unione europea degna di questo nome”.
“Domani all’ordine del giorno del consiglio europeo c’è la situazione economica, in attesa che i documenti dei vari governi siano vagliati ad aprile dalla commissione europea. Su questo punto è fondamentale che si esca da una visione per cui l’ Europa ci controlla i compiti o ci fa le pulci”.
“L’ Europa – ha ribadito Renzi – non è un’istituzione altra rispetto a noi. Prima saremo in grado di affermare che Italia ed Europa, a dispetto di un certa propaganda, non sono due contro parti ma sono sulla stessa barca, meglio è. O siamo in grado di tenere insieme due battaglie di risanamento e crescita o non c’è spazio per la politica, resta una visione tecnocratica”.
Quindi si sposta sui temi italiani riferendo che l’alleanza allargata sui grandi temi delle riforme istituzionali è ‘gradita’ ai partner europei. Ma è parlando di lotta alla corruzione e della nomina di Raffaele Cantone a capo di un’apposita struttura che Renzi strappa l’applauso dell’aula. Lo fa ricordando nel giorno dell’anniversario del suo assassinio, don Giuseppe Diana il parroco ucciso a Casal di Principe nel 1994.
Ma è sui temi economici che Renzi ribadisce la propria posizione, su cui evidentemente è sicuro di poter incassare l’ok del consiglio europeo dopo aver illustrato le sue misure alla cancelliera tedesca, Angela Merkel: “Questi primi dieci miliardi li vogliamo dare immediatamente a quei dieci milioni di italiani che guadagnano meno di 1500 euro al mese”.
Un passaggio fondamentale per rimarcare: “Il taglio dell’Irpef nelle buste paga di chi guadagna fino a 1.500 euro al mese è solo un primo passo per rivitalizzare il mercato interno ora bloccato”.
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