Le urne hanno dato il proprio responso, ed è schiacciante: a spoglio concluso il 96,6 per cento dei votanti ha espresso la volontà di entrare a far parte della Federazione russa. Grandi numeri anche quelli legati all’affluenza, che si aggira attorno a 1,2 milioni di votanti.
Vladimir Putin in serata ha firmato il decreto che riconosce l’indipendenza della regione. Inizialmente aveva contattato telefonicamente il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, per ribadirgli quanto i risultati del referendum debbano essere presi in considerazione e che, in ogni caso, è forte la necessità di trovare insieme un accordo.
E mentre il governo filorusso, non riconosciuto dai grandi d’Occidente, della piccola penisola sul Mar Nero canta vittoria e annuncia che già lunedì sarà chiesta a Mosca l’annessione e il passaggio di valuta, da Grivnia a Rublo, la macchina internazionale della diplomazia continua il suo lavoro febbrile.
La Duma, camera bassa del Parlamento russo, è pronta ad autorizzare l’ingresso della Crimea sotto l’egida del Cremlino e studia un regime fiscale ad hoc per la piccola repubblica.