La Direzione Investigativa Antimafia di Palermo, ha eseguito un sequestro di beni per cinque milioni di euro ai danni di Giuseppe Bordonaro, imprenditore palermitano di 55 anni, considerato vicino a Cosa nostra. Gli uomini guidati da Arturo De Felice, hanno messo i sigilli a due ville, cinque appartamenti, sette locali adibiti a box ed un locale adibito ad ufficio.
Bordonaro, re delle cave, è un imprenditore noto nel settore dell’edilizia per la sua produzione di calcestruzzo, cemento, materiale per costruzioni e marmo. Titolare della nota “cava Bordonaro”, da cui viene estratto uno dei marmi più pregiati e rari, meglio conosciuto come “pietra di Billiemi”.
Dopo degli accertamenti da parte delle forze dell’ordine, è stato il Tribunale di Palermo a emettere il provvedimento nei confronti di Giuseppe Bordonaro, che, comunque, non è nuovo a misure del genere. Ad aggravare la posizione dell’imprenditore, inoltre le dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia Balduccio Di Maggio, Calogero Ganci e Salvatore Cangemi, che hanno raccontato ai magistrati come Bordonaro avesse consolidato la posizione delle proprie aziende nel settore degli appalti grazie alla sua vicinanza a Cosa nostra.
In tutto, considerando anche le precedenti confische, all’imprenditore palermitano sono stati sequestrati beni per un valore di 21 milioni di euro. Bordonaro, condannato in Appello, nel 2003 e in via definitiva nel 2007, a quattro anni e sei mesi per associazione mafiosa, sarebbe stato parte del cosiddetto “metodo Siino”, con cui Angelo Siino, il cosiddetto ‘ministro dei lavori pubblici’ di Totò Riina, orchestrava il sistema degli appalti.
Il vincolo associativo che lega la famiglia Bordonaro a Cosa nostra, inoltre è stato sugellato anche dal contenuto di un “pizzino”, rinvenuto nel 2007 nel covo di Sandro e Salvatore Lo Piccolo, in cui, con riferimento ad alcuni lavori in subappalto da effettuare a Punta Raisi, si leggeva: “Bordonaro – Palermo– tu sai chi è”.