Non è solo una semplice intervista, quella che Papa Francesco ha concesso al Corriere della Sera, ma una vera e propria “virata” nella comunicazione papale.
Una necessità probabilmente dovuta alla sovraesposizione mediatica del Pontefice, dalla copertina di Rolling Stone alla nuova rivista di Mondadori dedicata interamente a Bergoglio, e che ha causato qualche imbarazzo e problema Oltretevere come nel caso dell’intervista a “La Repubblica”.
L’intervista concessa da Papa Francesco a Eugenio Scalfari, oltre che grande clamore e un libro, scatenò una serie di interminabili polemiche determinate dal fatto che il fondatore di Repubblica aveva messo in bocca al Pontefice frasi mai pronunciate. E qualcuno, anche nella Curia Romana, aveva espresso qualche perplessità nel leggere il Papa nelle stesse pagine che solitamente ospitano teologi del dissenso come Vito Mancuso o il più celebre Hans Küng.
Da qui, probabilmente, il cambio di strategia: abbandonate le turbolente pagine di Repubblica, Papa Francesco approda al più sobrio Corriere della Sera, dalla penna irrefrenabile del laico in ricerca Scalfari, ai rassicuranti registratori (più di uno come viene sottolineato nell’intervista) del compassato De Bortoli. E anche sui temi si sente la differenza. Nessuna divagazione teologica, nessuna esternazione ma soltanto una riflessione serena sui temi scottanti dell’attualità ecclesiale con qualche lieve concessione al vissuto più intimo del Papa.
Il tentativo evidente dell’intervista concessa al quotidiano di via Solferino è quello di far apparire Francesco meno “superman” e più Papa, quasi ordinario. Non è un caso che un osservatore acuto come Giuliano Ferrara, leggendo l’intervista di De Bortoli, abbia parlato di una strategia di “riconquista dolce del primo anno di pontificato”. Ma Ferrara e gli intellettuali laici e cattolici che si sono raccolti intorno a “il Foglio” restano ancora piuttosto critici. Chissà che il prossimo passo non sia un’intervista proprio al giornale di Ferrara.
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