All’indomani del crollo del costone roccioso di viale della Vittoria, Agrigento si risveglia infuriata. I palazzi a rischio sono tre: i grossi massi si sono staccati e hanno colpito la facciata di uno stabile, subito sgomberato. Nella serata però anche gli altri due palazzi sono stati evacuati: sono 63 le famiglie costrette a lasciare le proprie case.
“Tutti sapevano tutto”, è la prima forte denuncia di Claudio Lombardo, il responsabile della delegazione di Agrigento dell’associazione Mareamico. Lombardo è un medico ma per raccontare la sua città si è quasi trasformato in un giornalista. Sulla pagina Facebook dell’associazione, infiamma la polemica: “L’importante è buttare i soldi in un mese di festa, tralasciando le cose serie da fare”, e ancora “Più vivo qui più il desiderio di espatriare si fa grosso”.
Il dito è puntato contro l’amministrazione comunale guidata da Marco Zambuto: “Dal 2011 i proprietari dell’area e il sindaco conoscevano il pericolo. Purtroppo, mentre i medici discutono il malato muore”, ha spiegato uno dei residenti nel palazzo, l’avvocato Salvatore Pennica, che ha presentato una denuncia in Procura. Esiste infatti un’ordinanza sindacale del 5 aprile 2011 che impone “alla ditta Sollano Maria Isabella di regimentare il flusso delle acque piovane e ripristinare le condizioni di sicurezza nei tratti compresi fra le vie Giovanni XXIII e il viale della Vittoria”.
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Il grosso timore è quello di uno sgombero a tempo indeterminato per le famiglie dei tre palazzi. Ma stavolta non si levano soltanto voci individuali: lunedì alle 18 partirà una marcia per le strade di Agrigento per protestare contro l’abbandono dei quartieri e i continui crolli che colpiscono la città.
All’ombra della Valle dei Templi intanto continuano i sopralluoghi: per la protezione civile, i tecnici del Comune e i vigili del fuoco sembra che non ci ci siano ulteriori scivolamenti verso valle anche se la “frattura” del costone rimane drammatica. I pompieri nella mattinata hanno accompagnato le famiglie all’interno dei palazzi per consentire il recupero dei beni di prima necessità.
La messa in sicurezza del costone però va ancora pianificata. Ci proverà il prefetto Nicola Diomede, a capo dell’unità di crisi. Ma quel palazzo sventrato nel cuore della città sembra una ferita aperta da una malattia di lunga data: “La montagna cadeva a pezzi da almeno tre mesi”, scrive sui social network Flavia Cucchiara, una delle commesse dei negozi colpiti dalla frana “Ci avevano detto che era solo fango. Adesso realizzo che probabilmente non avrò più un lavoro. Voglio dimenticare e ringrazie il cielo di essere ancora viva!”