Bacchetta la classe politica della regione nella sua prima relazione da presidente sezione giurisdizionale della Corte dei Conti Luciana Savagnone. E non si limita a snocciolare solo dati sul lavoro fin qui svolto e sui risultati ottenuti.
Osserva che davanti davanti alle condizioni di povertà delle famiglie, delle disastrose condizioni economiche dei siciliani “la politica non riesce a dare risposte concrete ai bisogni dei cittadini, occupandosi prevalentemente di se stessa e, sempre più spesso, sottraendo ricchezza al Paese, depredando nei più diversi modi, ed in questo la realtà supera spesso la fantasia, le risorse pubbliche che dovrebbero essere destinate alla crescita – afferma il presidente – Se i cittadini più sfortunati e più poveri spesso delinquono perché mossi dal bisogno, nessuna giustificazione può addurre colui che, essendo un rappresentante politico, è un privilegiato”.
Un atto d’accusa impietoso. “La corruzione della classe politica è dettata, – afferma – allora, soltanto da una incontrollata smania di ricchezza e di potere. Essa non solo rappresenta un fenomeno detestabile e biasimevole dal punto di vista morale, ma costituisce una concausa determinante dell’impoverimento dell’intera nazione, per quello di cui ci si appropria ed ancora di più per ciò che, con le risorse sottratte, lo Stato sarebbe stato in grado di fare”.
Un malaffare, secondo il presidente della Corte dei Conti che si lega con gli affari di Cosa Nostra. “In Sicilia, peraltro, il fenomeno corruttivo spesso lambisce e si intreccia con gli interessi dell’universo mafioso, ma anche quando è del tutto estraneo ad esso, in qualche modo, lo favorisce. – osserva – I reati di corruzione, infatti, anche quelli apparentemente di scarso rilievo, rendono più fertile il terreno su cui cresce e si sviluppa la delinquenza mafiosa, attraverso il perseguimento di interessi economici comuni, connivenze, reciproche protezioni”. Per Savagnone: “Anche all’interno della pubblica amministrazione molteplici vicende, aventi rilievo penale, hanno coinvolto dipendenti, mortificando ed umiliando coloro che con onestà e fatica si dedicano al lavoro”.
Nel corso dell’inaugurazione il presidente della Corte dei Conti ha poi illustrato il bilancio dell’attività. “Con riferimento ai giudizi di responsabilità e di conto, è stata evidenziata una giacenza iniziale al 1 gennaio 2013 di 80 giudizi responsabilità, 178 giudizi di conto, 26 giudizi ad istanza di parte, 411 istanze di resa di conto. Nel corso dell’anno ne sono pervenuti: 117 di responsabilità, 8 conto, 4 ad istanza di parte, 1 provvedimento di urgenza (sequestro), 9 resa di conto.
Sono stati definiti 127 giudizi di responsabilità, 7 di conto, 4 ad istanza di parte, 197 resa di conto, ed è stato emesso 1 provvedimento d’urgenza. La giacenza finale alla data del 31 dicembre 2013 ammontava a 70 giudizi di responsabilità, 179 di conto, 26 ad istanza di parte, 223 per resa di conto”. Le udienze tenute nel 2013 sono state 44 e sono stati iscritti a ruolo 208 giudizi di responsabilità e 12 giudizi di conto. Sono state pronunciate 80 sentenze di condanna in materia di responsabilità, di cui 32 in favore di amministrazioni statali, 37 in favore di Enti locali e 11 in favore di Aziende sanitarie, e 31 sentenze di assoluzione. L’importo complessivo delle condanne è stato di 12.901.999,12 di euro.
“Nel merito delle condanne – ha detto Savagnone – parecchie decisioni sono state emanate in materia di contributi comunitari per spreco di risorse da parte dei beneficiari ovvero di erogazione di contributi a soggetti privi dei requisiti previsti dalle norme”. La Sezione si è anche occupata di giudizi concernenti l’illegittima nomina di consulenti esterni per lo svolgimento di compiti spettanti a personale in servizio, giacché nonostante le disposizioni normative che hanno imposto drastici limiti alla esternalizzazione di servizi e compiti, amministratori e dirigenti hanno continuato a sperperare le pubbliche risorse attraverso il ricorso, senza che vi fossero i presupposti previsti dalle leggi in materia e senza alcuna giustificazione di raggiungimento di fini istituzionali, a professionalità esterne all’amministrazione.
Ancora, il presidente ha riferito delle decisioni assunte in materia di danno all’immagine subito dall’Amministrazione, in conseguenza della commissione dei reati definitivamente accertati con sentenza penale irrevocabile di condanna, pronunciata nei confronti di dipendenti per i delitti contro la pubblica amministrazione. Sono state ancora emesse sentenze per recuperi di somme pagate a titolo di risarcimento a soggetti privati danneggiati da errori sanitari commessi da medici in occasione dell’esercizio della professione mentre per quanto riguarda il settore dell’istruzione la Sezione si è occupata varie volte del danno erariale provocato dal comportamento di docenti che avevano conseguito incarichi di insegnamento sulla base di titoli di studio rivelatisi falsi.
“Tutte le forme di illegalità perseguite hanno determinato la citazione in giudizio, nel 2013, di ben 297 soggetti per un danno erariale accertato e contestato pari ad euro 49.829.072,68″. Lo ha detto il procuratore della Corte dei Conti Guido Carlino nel corso dell’inaugurazione dell’anno giudiziario.
“Si tratta, tuttavia, di un dato, pur nella sua significativa rilevanza quantitativa, – ha aggiunto – non interamente rappresentativo del danno che complessivamente subisce l’erario; non possono, infatti, trascurarsi sia la cifra oscura dell’illecito amministrativo, corrispondente ai molteplici fatti dannosi non denunciati, sia quelli accertati, ma non perseguibili, perché sussistono cause estintive del diritto al risarcimento del danno o perché l’elemento psicologico non raggiunge la soglia di intensità (dolo o colpa grave) prevista dalla legge”.
Nel 2013 il carico finale, di istruttorie è di 4351 in lieve diminuzione (-7%) rispetto all’omologo dato di inizio anno (4662). Nel corso dell’anno sono state aperte 6139 istruttorie (5450 nel 2012), sono stati eseguiti 3579 atti istruttori (richieste di atti, deleghe di indagini, audizioni personali ed accertamenti diretti) e sono stati emessi 6329 decreti di archiviazione, di cui 2070 in esito a svolgimento di attività istruttoria e 4259 per notizie di danno ritenute manifestamente infondate, per evidente assenza dei presupposti per l’esercizio dell’azione di competenza. “Le denunce di danno trasmesse dalle amministrazioni danneggiate – ha aggiunto Carlino – costituiscono, tuttavia, una limitata parte (24,2%) delle denunce pervenute, dovendosi ancora registrare una frequente violazione dell’obbligo da parte dei soggetti tenuti ex lege a tale adempimento, nonostante le conseguenze, a carico del soggetto inadempiente, anche sul piano patrimoniale”.
Numerose (9%) sono state, invece, le istruttorie aperte a seguito di denuncia da parte di cittadini, movimenti politici o sindacali, imprese, organi professionali ovvero sulla base di notizie stampa.
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