Il momento più duro oggi per Matteo Renzi dev’essere stato l’abbraccio tra il suo predecessore e Pier Luigi Bersani: Enrico Letta è entrato in Aula senza degnare di uno sguardo il nuovo presidente del Consiglio ha salutato il sottosegretario Del Rio e poi si è sciolto in un caloroso abbraccio con Bersani, mentre dai banchi del Pd e dei centristi si levavano applausi. Ma la fiducia Renzi l’ha conquistata, prima strappandola al Senato dopo una maratona notturna e poi incassandola, senza troppi grattacapi, dalla Camera dei deputati, dopo una discussione mai troppo accesa se non per qualche sporadico episodio. La fiducia arriva con 378 sì e 220 no, più un astenuto.
Incassato senza problemi anche il sì dei “riottosi” Fassina e Civati: il primo ha confermato il proprio appoggio al governo, pur riservandosi il diritto di decidere di provvedimento in provvedimento. Il secondo invece, pur ribadendo la sua posizione di forte disaccordo con la linea intrapresa da Matteo Renzi, ha scelto di seguire il consiglio di Bersani, che aveva lanciato un appello a non sfasciare tutto.
C’è anche un leghista tra quanti hanno votato la fiducia al governo Renzi. Si tratta del deputato eletto in Valle d’Aosta Rudi Franco Marguerettaz.
Tra le pagine dei discorsi dei deputati tanta ironia, ma anche tanta Europa, scuola, preoccupazioni riguardo la situazione del mondo del lavoro ma soprattutto tanta incertezza. In molti chiedono chiarimenti su programmi e argomenti tecnici non completamente spiegati nel corso del discorso pronunciato da Renzi al Senato. Una critica che non lascia indifferente il premier, tanto che, prima di esporre le proprie ragioni ai deputati, ha voluto precisare: “Può darsi che il mio discorso al Senato non fosse granché, è legittimo. Cercherò di spiegarmi meglio”.
Ancora una volta il discorso di Renzi è stato accorato, a braccio, mirato più a suscitare emozioni che a snocciolare programmi e tappe dell’azione di Governo. Cita esperienze personali, cita una compagna di partito, Pina Cocci, che spesso ha avuto pareri discordanti dai suoi, parla di ius soli e di questione femminile, ribadendo la necessità di avere donne in posizioni apicali anche in aziende pubbliche, indipendentemente dalle idee politiche, senza farsi scalfire dalle aspre provocazioni giunte dal Movimento 5 Stelle durante la discussione. Solo su un punto ha voluto rilanciare, rispondendo a chi lo accusa di essere un premier non legittimato dal volere del popolo.
“Abbiamo un’unica chance – sostiene il premier – quella di cogliere l’occasione della timida ripresa che si sta affacciando, con le difficoltà che sappiamo, per mettere in pratica l’unica cosa che possiamo fare: cambiare profondamente il nostro Paese, la pubblica amministrazione, il sistema del fisco. Un cambiamento radicale che avrebbe sì meritato un passaggio elettorale, se ci fossero state le condizioni per creare il giorno dopo una maggioranza stabile, solida, non con le stesse condizioni in cui ci siamo trovati esattamente un anno fa”.