L’ultimo capitolo della storia dell’Ucraina scritto da Viktor Yanukovich si è concluso con una fuga in elicottero in piena notte. Con un video in un bianco e nero sfocato ripreso da alcune telecamere di sicurezza e trasmesso dalla televisione nazionale Kanal 5.
La Rada, il parlamento dell’ex repubblica sovietica, non si era ancora pronunciato in merito alla destituzione di Yanukovich, ma lui, assistito dalla scorta, aveva già fatto i bagagli. Intanto la donna che per molti è stata uno dei simboli della rivoluzione di febbraio in Ucraina, Yulia Timoshenko, fresca di liberazione dopo gli anni trascorsi in carcere, fa sapere, tramite una nota dichiarata dal suo partito, Batkivshchyna, di non avere nessuna brama di potere e si chiama fuori dalla corsa per il posto di primo ministro.
La vita del Paese dell’Est, all’indomani della rivolta, si prepara a ripartire da dove si era fermata: dall’accordo commerciale con Bruxelles. Da quella mano tesa all’Europa che Yanukovich ritrasse per cedere alle sirene di un maxi aiuto economico proveniente da Mosca. Secondo il commissario europeo Karel De Gucht, le trattative potranno riprendere appena Kiev avrà un nuovo governo.
Per scongiurare, tuttavia, nuove tensioni, in un incontro telefonico, Angela Merkel e Vladimir Putin sono stati unanimi nel sostenere che un’eventuale secessione potrebbe solo nuocere al Paese, di cui va tutelata anzitutto l’integrità territoriale. Concordi anche gli Usa.
Intanto, nel sud dell’Ucraina, a Sebastopoli, una manifestazione ha portato in piazza un paio di migliaia di persone che rimpiangono l’ormai lontano ex premier, mentre, non lontano da Kiev, la villa di Yanukovich è stata presa d’assalto dalla folla.