Maurizio Crozza, dopo una prima esitazione rompe gli indugi e parte con il suo monologo inizialmente rivolto all’Europa: “Da italiano non voglio più essere la chiosa delle barzellette. Noi siano sempre in bilico tra il disastro e la bellezza. La bellezza all’Europa chi gliel’ha insegnata se non noi?”. Sceglie un campo più neutro Crozza, questa volta vuole pungere nel vivo dove sa che non può sbagliare: sull’orgoglio degli italiani, sulla bellezza della Cappella Sistina, sulla fatica che sembra del tutto estranea ai nostri politici, sulla difficoltà da parte dei giovani di trovare lavoro e sulle affermazioni a proposito rilasciate fa John Elkann.
“Abbiamo inventato tutto noi”. Maurizio Crozza fa l’elenco delle cose che sono di paternità italiana ma non vengono mai riconosciute, dal computer all’ipod, dalle unioni di fatto al diritto di felicità. Poi il comico sorprende tutti con le sue doti canore: sulle note di Mozart intona (davvero molto bene) un’aria sulle bellezze dell’Italia che Angela Merkel potrebbe comprarsi. Ovviamente pagando in nero.