L’acquisizione di WhatsApp da parte di Facebook è già considerata da molti l’operazione più importante del decennio, ma non sono ancora chiare le intenzioni del colosso di Menlo Park e, parallelamente, il destino del servizio di internet messaging, nonostante Mark Zuckerberg sostenga che lo sviluppo dell’app rimarrà autonomo.
Gli analisti hanno spiegato l’acquisto con il lento ma deciso calo del numero di utenti su Facebook: un trend che potrebbe essere invertito proprio grazie alla fusione con i 450 milioni utenti mensili (il cui 70% è attivo quotidianamente) sulla piattaforma di social messaging. Ci sarà poi da valutare, in modo analitico, quanti tra questi siano già iscritti a Facebook e come effettivamente possano produrre una crescita in termini di users.
Da considerare inoltre il fiorente settore della messaggistica istantanea nei paesi orientali: in Asia ad esempio, nonostante il recente rilancio di FB Messenger, continuano a dominare incontrastate Line e WeChat, e Facebook, non riuscendo ad acquisire una posizione da leader, ha optato per l’acquisto della terza app in ordine di popolarità in quanto WeChat è di proprietà del colosso cinese Tecent, che non l’avrebbe mai ceduta. Bisogna poi evidenziare che attualmente la crescita degli utenti di WhatsApp nei paesi emergenti come India, Brasile e Messico supera di gran lunga quella di Facebook.
È comunque evidente che Mark Zuckerberg abbia intenzione di “cannibalizzare” gli altri servizi online: basti pensare all’acquisizione di Instagram nel 2012 per un miliardo di dollari o al fallito tentativo di acquisto di Snapchat, l’altro popolare servizio dai messaggi effimeri, per 3 miliardi di dollari, non andato a buon fine a causa del rifiuto dei due fondatori.
Google sembra voler intraprendere la strada parallela, quella dei “servizi fisici”: i recenti acquisti di startup specializzate in soluzioni di domotica, robot, intelligenza artificiale e quant’altro, fanno pensare ad uno spostamento degli obbiettivi del colosso di Mountain View. Un ipotetico accordo tra Big G e Facebook, che non comporterebbe comunque alcun conflitto di interessi, riuscirebbe quindi a creare una monopolizzazione di una fetta di Internet non di poco conto.
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