Mentre il governo è ancora tutto da disegnare, il Parlamento non si ferma, tutt’altro. Arriva nella tarda serata di lunedì, infatti, l’accordo tra maggioranza e parte dell’opposizione sul decreto milleproroghe. L’intesa è scaturita nel corso del comitato dei nove della commissione Affari costituzionali, che doveva prendere in analisi le proposte di emendamento accolte dal governo per scongiurare ulteriori ritardi dovuti all’ostruzionismo delle varie aree dell’emiciclo, e in particolare da parte del Movimento Cinque Stelle. L’Aula ha approvato il decreto con 216 voti favorevoli e 116 contrari.
Alla fine i deputati pentastellati, che avevano duramente criticato il decreto, si sono visti approvare 12 proposte di modifica, tra cui, in particolar modo, la proroga di sei mesi del blocco degli sfratti per fine locazione, sufficienti per far sì che i grillini ammorbidissero la propria posizione, rinunciando a diversi altri emendamenti.
A saltare sono le proroghe, previste fino a fine 2014 e nel 2015, per il ricorso a fonti rinnovabili per gli edifici di nuova realizzazione o in ristrutturazione, mentre il Sistri, il sistema di tracciamento dei rifiuti, vedrà luce solamente nel 2015. E a proposito di rifiuti, non c’è futuro per il commissario straordinario dei rifiuti in Sicilia, per lui niente proroga.
Ma se da un lato il Parlamento è riuscito a salvare il milleproroghe, dall’altro è il Salva Roma, così come i decreti legge in scadenza tra il 21 e il 28 febbraio e che attualmente si trovano rimpallati tra Camera e Senato, a rischiare grosso. Il decreto per accorrere in aiuto della Capitale non ha ancora visto iniziare il suo iter e a questo punto la sua approvazione appare quanto mai complessa.
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