Il caso dei marò assume sempre più le fattezze di una tela di Penelope. La Corte Suprema indiana, infatti, ha optato per un nuovo rinvio, l’ennesimo slittamento, a lunedì 24 febbraio, per ascoltare il parere del governo sulla possibilità di applicare, o meno, la legge anti terrorismo, il “Sua Act”, nei confronti di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone.
Per i due fucilieri italiani l’ipotesi della pena di morte è tuttavia scongiurata. Girone e Latorre non rischieranno la vita anche in caso di applicazione di Sua Act. Entro la nuova data l’esecutivo indiano sarà, stavolta, obbligato ad appianare le differenze di vedute tra ministri degli Esteri, dell’Interno e della Giustizia e a esprimere un parere definitivo.
“Si tratta del ventiseiesimo rinvio – ha detto l’inviato del governo Italiano in India, Staffan De Mistura – adesso è francamente troppo. Rinviino pure quanto vogliono, ma a Girone e Latorre deve essere concesso di poter lasciare l’India”.
Indignazione anche da parte del ministro degli Esteri, Emma Bonino, che ha chiesto il ritiro dell’ambasciatore italiano in India, Daniele Mancini.
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