Più di nove liberi consorzi di Comuni, indennità di funzione dei presidenti dei liberi consorzi che saranno comunque sindaci eletti dalle assemblee dei consorzi e dei componenti delle giunte. Dell’assemblea dei liberi consorzi oltre ai sindaci dei comuni aderenti faranno parte anche due o tre consiglieri comunali sulla base dell’estensione territoriale del municipio. Sono questi i punti significativi dell’accordo nella maggioranza di governo, raggiunto Roma, che sostiene il presidente Crocetta sul ddl di riforma delle province, e che oggi a sala d’Ercole sarà messo alla prova dall’avvio della discussione ma soprattutto dai termini per la presentazione degli emendamenti che ne testeranno la tenuta.
“Si introduce il principio che si possono istituire nuovi consorzi con almeno 150 mila abitanti – spiega Antonello Cracolici, presidente della prima commissione Affari istituzionali a BlogSicilia – Entro sei mesi dall’approvazione del testo in aula, i consigli comunali con una maggioranza qualificata di due terzi dei votanti potranno decidere di aderire ai liberi consorzi che saranno nove, alle città metropolitane che sono tre e la cui istituzione viene previste sempre nel ddl in esame, oppure di spostarsi da un consorzio all’altro rispettando i criteri della prossimità. Dopo questi sei mesi, fatte le verifiche – continua Cracolici spiegando i termini dell’accorso – il governo in un altro ddl delimiterà i confini dei consorzi di liberi comuni”. “I comuni – continua Cracolici – potranno anche conferire proprie attività al libero consorzio per integrazione dei servizi standard”.
“Un’intesa raggiunta grazie ad un confronto serio ed efficace – affermano in una nota congiunta i capigruppo della maggioranza Baldo Gucciardi (PD), Lillo Firetto (Udc), Giuseppe Picciolo (Drs), Luca Sammartino (Articolo 4), Giovanni Di Giacinto (Megafono) – che ci ha portato a trovare una convergenza sul disegno di legge della riforma e servirà a superare definitivamente il vecchio sistema delle Province”.
“E’ un’intesa importante – aggiungono i capigruppo di maggioranza – che consolida un percorso riformatore aperto al contributo dell’intero parlamento siciliano. A questo punto la parola spetta all’aula”.
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