Una serie di arresti e fermi e decine di perquisizioni sono stati effettuati questa mattina in diverse regioni italiane e in contemporanea negli Stati Uniti da parte di centinaia di agenti polizia e dell’Fbi. Nel dettaglio, gli arresti e i fermi sono stati eseguiti nelle province di Reggio Calabria, Napoli, Caserta, Torino, Benevento, Catanzaro e nella città di New York.
I soggetti destinatari dei provvedimenti sono uomini legati alla ‘Ndrangheta e a famiglie mafiose americane che sarebbero implicati, secondo gli inquirenti, in un traffico internazionale di droga. In particolare le accuse ipotizzate vanno dall’associazione a delinquere di stampo mafioso all’associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti, dallo spaccio al riciclaggio.
In Italia in manette sono finiti: Carlo Brillante, Nicola Carrozza, Daniele Cavoto, Domenico Geranio, Cosimo Ienco, Eugenio Ignelzi, Daniel Lacatus, Cosimo Marando, Andrea Memmolo, Giovanni “U’ Scassaporti” Morabito, Vincenzo Parrelli, Carlo Piscioneri, Nicola Antonio Simonetta, Antonino Francesco “Nick” Tamburello, Mario Ursini, Francesco Ursino, Francesco Vonella
In parallelo, negli Stati Uniti, sono stati eseguiti provvedimenti di cattura per il reato di riciclaggio nei confronti di sette persone residenti in New York: Charles Centaro, riciclatore legato alla famiglia Gambino; Franco Lupoi, trafficante di stupefacenti legato alla famiglia Gambino e in collegamento diretto con la famiglia Ursino; Charles Fasarakis, funzionario della Alma Bank di New York; Dominique Ali, riciclatore collegato a Lupoi e alla famiglia Gambino; Alexander Chan, mediatore per gli acquisti di cocaina per conto di Lupoi e del cartello sudamericano; Valente Raffaele, sodale di Lupoi legato ai Gambino, responsabile della costituzione del sodalizio mafioso in provincia di Benevento; Freddy, fornitore delle partite di eroina e mediatore per gli acquisti di cocaina con il cartello sudamericano.
L’inchiesta, denominata “New Bridge”, è coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Reggio Calabria. Avrebbe consentito di smantellare un’organizzazione che operava fra Italia, Stati Uniti, Canada, Centro e Sudamerica. L’organizzazione avrebbe avuto legami anche con famiglie mafiose americane e narcos.
Nell’operazione sono oltre 40 gli indagati per associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di droga e associazione mafiosa. L’inchiesta – coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria – avrebbe scoperto una organizzazione della ‘ndrangheta della ionica calabrese operante fra Italia, Stati Uniti, Canada, Centro e Sudamerica.
Fra gli arrestati ci sarebbero soggetti legati alla famiglie Ursino e Simonetta, capi di una potente ‘ndrina della ionica calabrese e personaggi stranieri ed italo-americani. Uno di loro – arrestato a New York da personale del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato e della Squadra Mobile di Reggio Calabria insieme ad agenti del Fbi – risulta legato alla famiglia mafiosa “Gambino” della cosa nostra americana. L’uomo è accusato dalle Procure antimafia di Reggio Calabria e di New York di aver realizzato, con esponenti della ‘ndrangheta jonico-reggina, trattative per l’apertura di un canale di traffico di cocaina fra il Sud America e il porto di Gioia Tauro.
Intanto sono 26 i provvedimenti emessi nell’operazione ‘New Bridge.’ Agenti di Polizia di Stato e Fbi stanno eseguendo 18 provvedimenti di fermo. Altri 8 sono in via di esecuzione a New York, dove sta operando congiuntamente un “team” operativo della Polizia italiana e dell’ Fbi.
L’elemento chiave dell’indagine, ha spiegato il capo divisione Sco Andrea Grassi a SkyTg24, è proprio “il rapporto criminale tra un’importante famiglia di ‘ndrangheta della Calabria ionica con la famiglia Gambino di New York, legata alla mafia siciliana. Una nuova alleanza tra ‘ndrine e cosa nostra newyorkese che è stata smantellata”.
Sono oltre 2.000 le pagine di informativa della Polizia di Stato, intercettazioni telefoniche e ambientali, due gli anni di indagini hanno dimostrato l’esistenza di un ‘ponte’ fra la Calabria e gli Stati Uniti per un sodalizio transnazionale dedito al traffico di stupefacenti e del riciclaggio di denaro. Secondo gli investigatori, i cartelli calabresi avevano assunto “concrete e avanzate iniziative per la pianificazione e la realizzazione di compravendita di droga lungo l’asse Calabria-New York e destinato al porto di Gioia Tauro”.
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