Dalle serie dei controlli svolti dalla polizia è emerso il modus operandi di quella che gli inquirenti ritengono una associazione finalizzata a procurare il permesso di soggiorno ad una molteplicità di “clienti” costretti a pagare fino a 9.000 euro. Centinaia le pratiche esaminate, dalle quali è emerso che vi era un sistema ben collaudato per far entrare o far permanere in Italia cittadini cinesi privi di qualsiasi titolo, attività che ha fruttato migliaia di euro.
I sei associati colpiti da provvedimenti restrittivi dell’Autorità Giudiziaria, riferisce la polizia, avevano tutti ruoli ben precisi per permettere l’ingresso e la regolarizzazione dei clandestini.
Gli extracomunitari clandestino o altri migranti che dalla Cina volevano ricongiungersi ad un familiare, si rivolgevano a Zhu, che in qualità di intermediario percepiva dal soggetto dai 7 ai 9 mila euro. Zhu, in Italia da diversi anni e residente a Comiso, contattava Di Marco e quindi, Cappello, Di Stefano ed i La Terra, così attivando i medesimi per i rispettivi compiti operativi.
Secondo la polizia tutti gli arrestati contribuivano fattivamente a reperire i diversi documenti necessari per il ricongiungimento, producendo alla Pubblica Amministrazione attestazioni false o alterate.
Il meccanismo, secondo quanto riferito dalla polizia, funzionava così: Di Marco veniva contattato da Zhu e da li iniziava la procedura utile a produrre i documenti falsi.
Dapprima il contratto d’affitto o di comodato d’uso falso, nel quale si attestava che l’extracomunitario aveva stipulato un contratto pur se quest’ultimo non si era mai portato nell’immobile, con incarichi fattivi del Di Stefano che contattava dietro corrispettivo in denaro i proprietari d’immobili suoi conoscenti; poi serviva la busta paga per provare di aver un reddito in Italia e poter sostenere il familiare da ricongiungere e qui lo stesso Di Marco falsificava la busta paga ed il CUD falso. In un secondo momento poi era necessaria la cessione di fabbricato ed i due La Terra proprietari di immobili attestavano falsamente di ospitare chi richiedeva il permesso.
In ultimo il coinvolgimento del medico, Giorgio Cappello, quale Tecnico della Prevenzione dell’A.S.P. (Ufficio Igiene e Ambiente di Vita) che in qualità di Pubblico Ufficiale attestava falsamente l’idoneità dell’immobile da punto di vista igienico sanitario, di poter ospitare fino a 4 persone, sopralluogo molto spesso mai effettuato, in altri casi non idoneo.
È stato inoltre accertato che in più occasioni i dichiarati datori di lavoro degli extracomunitari non sapessero di aver assunto alcuno e si accorgevano di quanto fatto a loro insaputa quando l’INPS li convocava per pagare i contributi, tanto da recarsi in Questura per denunciare il reato.
L’associazione smantellata era diventata un punto di riferimento in tutta Italia, difatti tra le pratiche esaminate vi sono quelle di cittadini cinesi provenienti da Prato, Milano, Torino, Roma, Ancona, Reggio Calabria per fare degli esempi.
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