Il dramma sociale degli operai della Micron di Catania continua. I dipendenti a rischio di licenziamento non ci stanno a stare con le mani in mano e si appellano a Papa Francesco. Ci sono “419 famiglie messe da una multinazionale americana sul ciglio del burrone” e “alcuni nostri colleghi che da poche settimane hanno ricevuto la grazia di aspettare un figlio”, per “sconforto e disperazione pensano di ricorrere all’interruzione di gravidanza perché non potranno garantirgli un futuro dignitoso”.
“Non c’è dignità senza lavoro, ma oggi la Micron non permette neanche la vita”, scrive il direttivo della Fim Cisl della Micron di Catania in una missiva a Papa Francesco sui 419 esuberi, 128 dei quali nel sito del capoluogo etneo, annunciati dalla multinazionale americana che opera nel settore della microelettronica.
“Santità, le scriviamo – si legge nella lettera del sindacato – per raccontarle la nostra storia, la storia di 419 famiglie messe da una multinazionale americana, la Micron, sul ciglio di un burrone. Oggi in Italia non siamo soli e purtroppo le ultime vicende al ministero dello sviluppo economico Italiano ci ha confermato che il governo Italiano non le potrà salvare”.
“Da poche settimane – sottolinea la Fim Cisl di Catania – alcune famiglie di nostri colleghi hanno ricevuto la grazia di aspettare un figlio. Oggi, Illustrissimo Padre, tra Catania, Arzano, Agrate-Vimercate, Avezzano abbiamo registrato la volontà di alcuni che, presi dalla sconforto e dalla disperazione, pensano di ricorrere all’interruzione di gravidanza, perché non potranno garantire un futuro dignitoso ai propri figli. Le scriviamo non per citare la nostra storia aziendale ma per chiederLe di aiutare quelle famiglie che avendo perso il lavoro, non riescono a vedere una speranza per il futuro e non hanno la forza per credere nel dono della vita”.