Si guadagnò vasta attenzione mediatica, lo scorso novembre, il maxi questionario di 38 domande destinato ai fedeli di tutto il mondo su temi come la contraccezione, le coppie di fatto, etero e gay, e la comunione ai divorziati risposati.
Venne presentato come una vera e propria “svolta democratica” della Chiesa di Papa Francesco. Poi però fu il silenzio, non solo perché bisognava mettersi a lavoro per raccogliere i dati ma anche perché, sussurra qualcuno, il sondaggio non era stato accolto con entusiasmo da più di un vescovo. Il termine per riconsegnare i questionari era stato fissato al 31 dicembre 2013 ma ad oggi nessuna notizia ufficiale è pervenuta da Oltretevere.
A rompere il silenzio ci ha pensato la rivista “il Regno”. Il mensile dei religiosi dehoniani nel suo ultimo numero ha deciso di pubblicare, prima di passarli alla Segreteria di Stato, le risposte emerse dal questionario preparatorio per il Sinodo straordinario sulla famiglia ai propri lettori.
A leggere la sintesi delle risposte dei lettori de “il Regno” si capisce probabilmente il ritardo e la prudenza con cui il Vaticano intende gestire i risultati dell’indagine mondiale: i 320 ‘sondati’ dalla rivista cattolica hanno dato risposte sorprendenti, di fronte alle quali le gerarchie ecclesiastiche non potranno certamente far finta di niente.
La prima vittima è lo stesso maxi questionario: «Chiediamo scusa, ma percepiamo (le domande) totalmente distanti dalla realtà» – dice una coppia attiva in parrocchia – e, ancora, «siamo entrambi laureati ma il linguaggio di questi quesiti ci è parso difficile e in alcuni casi per addetti ai lavori e “lontano” dal mondo che il questionario vorrebbe andare a interrogare per mettersi davvero in ascolto».
A passarsela peggio è però il magistero della Chiesa cattolica: arcigno, arrogante, burocratico, chiuso, clericale, distante, disumano, essenzialista, freddo, incoerente, irragionevole, lontano, maldestro e rigido, sono questi gli aggettivi ricorrenti nel questionario per definire il magistero.
La critica serrata al magistero si traduce poi in una grande richiesta di cambiamenti. La riammissione al sacramento dell’Eucarestia di coloro che sono separati e conviventi, o divorziati e risposati è da tutti auspicata e per lo più ritenuta un passo necessario. Addio anche ai “pubblici concubini”, gli intervistati infatti suggeriscono alle gerarchie di valutare la convivenza come un “cammino formativo” per i giovani.
Dalle risposte emerge anche una certa irritazione per gli scandali sessuali all’interno della Chiesa: “Agli occhi dei credenti diventano insopportabili se paragonati ai dettagliati fardelli caricati sulle spalle degli sposi”. Rivolta anche sul concetto di “famiglia cattolica” che, secondo un paio di questionari, sono di stile “Mulino bianco”.
Se i dati anticipati dal mensile cattolico dovessero trovare riscontro anche a livello mondiale, la gerarchia cattolica dovrà necessariamente affrontare la questione. I “novatori”, cioè coloro che vogliono un cambio della dottrina cattolica su famiglia, si sono già mossi in queste settimane con un insolito tempismo rispetto alla fuga in avanti de “il Regno”.
Il cardinale Oscar Rodríguez Maradiaga nell’intervista al quotidiano tedesco Kölner Stadt-Anzeiger (ripresa anche da America magazine, la rivista dei gesuiti d’America) non ha usato mezze misure: “Le parole di Cristo non si discutono, ma si possono interpretare”. Gli ha fatto eco il cardinale di Monaco, Reinhard Marx, che ha recentemente sottolineato che nessuno può permettersi di bloccare il dibattito. E il teologo Vito Mancuso, scopertosi da poco fan del Papa, ha sentenziato: “Se la Chiesa non muta non vive. Vogliamo qualcosa di immutabile? Bene, prendiamo una pietra. Se la Chiesa vuole vivere, deve mutare”.
A Papa Francesco toccherà gestire questa situazione davvero complicata che vede un distacco abissale tra gerarchia e fedeli e un confronto senza esclusione di colpi tra gli ambienti più conservatori e quanti si preparano ad un cambiamento epocale che già qualcuno chiama “Vaticano III”.