La situazione in Ucraina è caldissima. Quella che dapprima era iniziata come un’aspra critica nei confronti della politica filo-russa del presidente Victor Yanukovich, sta assumendo proporzioni sempre più preoccupanti: il Paese è sull’orlo di una guerra civile, alla luce anche di alcune leggi sulle manifestazioni particolarmente repressive.
A nulla è servito il tentativo in extremis del presidente di affidare ai leader dell’opposizione, Arseny Yatsenyuk e Vitaly Klitschko le poltrone di premier e vicepremier – offerta rifiutata da entrambi -. Nella serata di ieri, infatti, i manifestanti hanno occupato, talvolta armati di molotov, ben undici palazzi del potere, tra cui il ministero dell’Energia – poi sgomberato – e quello dell’Agricoltura, ancora sotto assedio come anche il municipio di Kiev e il celebre “Casa Ucraina”, il palazzo delle esposizioni.
Ma la protesta non è concentrata solo nella capitale, le occupazioni e le manifestazioni si sono susseguite in tutto il Paese, persino nelle province più interne. E se il ministro dell’Interno ucraino, Zakharchenko, aveva lanciato un appello ai capi dell’opposizione, chiedendo loro di affrancarsi dai radicali, che da ora saranno considerati alla stregua di estremisti dalle forze dell’ordine, c’è chi, come l’ex ministro della Difesa, Gritsenko, chiede ai dimostranti di scendere in piazza per “pattugliare” i presidi armi in pugno.