Elogi sperticati di Giulio Andreotti, ironie su Silvio Berlusconi e su sua figlia Barbara, riferimenti all’agenda rossa di Paolo Borsellino, insulti a Massimo Ciancimino e rivelazioni sul famigerato “papello”. Questi i temi toccati da Totò Riina durante la sua conversazione in carcere con il capomafia pugliese Alberto Lorusso. I dialoghi sono stati intercettati e depositati agli atti del processo sulla trattativa Stato-mafia.
“Andreotti era il massimo politico di tutti i tempi…Quello era grosso…Berlusconi di fronte ad Andreotti è come le formiche nell’olio”. Questo il riconoscimento tributato dal boss corleonese all’ex presidente del Consiglio della Democrazia cristiana. Ma non sono mancati nemmeno i riferimenti alle ultime vicende che hanno coinvolto proprio Berlusconi con il processo Ruby: “Mubarak, Mubarak. Che disgraziato. Veda – dice riferendosi con tutta probabilità all’ex premier – che è un figlio di puttana che non ce n’è (come pochi, ndr)”.
Non ha evitato i suoi giudizi nemmeno la figlia Barbara definita “potentosa come suo padre” e capace di “mettere quello sotto, lui era un potente giocatore, e non ha potuto giocare più” (probabile riferimento alla relazione avuta con l’ex attaccante del Milan, Alexandre Pato, ndr).
Spostando la sua attenzione sulla strage di via D’Amelio ecco i probabili riferimenti all’agenda rossa di Paolo Borsellino: “…Si fottono l’agenda, si fottono l’agenda”, ha detto ridendo Totò Riina al capomafia pugliese Alberto Lorusso. Poco prima Riina aveva detto: “…mettilo nella macchina, lo hanno pedinato…” mentre Lorusso ha parlato della strage come di “un romanzo storico importante, questo è un genio da romanzo mondiale, altro che romanzi Guerra e Pace”. E Riina, a sua volta, ha risposto: “Per questo è passata nella storia questa cosa, è passata nella storia sempre, perché è una storia che non si può mai, mai, mai cancellare questa”.
Smentite le parole del pentito Giovanni Brusca che ha detto agli inquirenti di avere saputo proprio da Riina della consegna allo Stato del “papello”, vale a dire le richieste poste dalla mafia per far cessare le stragi: “Questo è un pallista. Io a lui ho detto: ‘interessati per tuo padre perché io in Cassazione non posso fare niente’. Questo gli ho detto. Non che gli ho dato il papello”. Smentita anche l’esistenza vera e propria del papello stesso: “Sono andati a fare le indagini sui miei figli, sulle mie sorelle, su mia moglie. Ma questo papello non si trova, non c’è”.
Riina non ha risparmiato insulti anche a Massimo Ciancimino definito “disonorato” e “folle di catene” (pazzo da legare, ndr). Sollecitato da Lorusso ha detto che il figlio dell’ex sindaco mafioso collaborerebbe per riavere i soldi confiscati.