“Ognuno può dire ciò che vuole. Io in merito non ho preconcetti. Ho soltanto ricostruito una storia rendendola pubblica. Certo, lo scenario emerso è inquietante”. Riccardo Iacona, abituato con le sue inchieste a dare lezioni di giornalismo, commenta così, raggiunto al telefono, in merito ai dubbi, le domande che esigono risposta, le accuse destinate a montare ancora. Perché l’opinione pubblica emette sentenza molto prima della magistratura, i cui tempi sono spesso lunghi.
Accade a maggior ragione se la vicenda è controversa e coinvolge migliaia di persone, la loro disperazione, il diritto a non essere ingannati. Sul metodo Stamina, la discussa terapia a base di cellule staminali mesenchimali di Davide Vannoni, l’opinione pubblica più che dividersi si frammenta. Una tendenza che si sta riproponendo con sempre maggiore evidenza dopo l’ultima puntata del programma Presa diretta condotto proprio da Iacona.
Il ritratto di Stamina che viene fuori dall’inchiesta giornalistica trasmessa da Rai3 è impietoso: una cura, o forse sarebbe più appropriato parlare di ‘proposta’ terapeutica, non suffragata da alcuna evidenza scientifica, non sufficientemente sperimentata né ancora brevettata, i cui protagonisti sono indagati dalla Procura di Torino per associazione a delinquere finalizzata alla truffa e alla somministrazione di farmaci pericolosi. C’è poi l’indagine dei Nas e la relazione del ministero della Salute secondo cui le provette di Stamina tutto contengono tranne staminali se non in bassissima percentuale, le denunce di chi si è sottoposto ad infusione e ha sborsato anche 50 mila euro senza alcun risultato come la piccola Nicole De Matteis o di chi ha rischiato di morire per una violenta crisi epilettica come Carmine Vona.
L’autorevole parere dei tre scienziati italiani, intervistati da Iacona, tra i massimi esperti mondiali in tema di staminali, non lascia scampo a Vannoni. Elena Cattaneo parla di “anti-scienza che tradisce l’umanità” spiegando che la ricerca scientifica non è ancora in grado di trasformare cellule mesenchimali in neuroni; Paolo Bianco assimila il presidente di Stamina ad un “venditore di olio di serpente”, Michele De Luca riferisce senza mezzi termini, che le polemiche non hanno motivo di esistere, perché la cura stessa non esiste. E poi, ci sono le prime infusioni effettuate da Vannoni negli scantinati dei centri estetici dietro lauto compenso, le responsabilità del mondo politico che ha permesso, per interessi personali, che la cura, non ancora sperimentata, venisse praticata a Brescia, in un ospedale pubblico, sottraendo così risorse e tempo alla ricerca scientifica vera.
Dopo la trasmissione di Iacona è scoppiato un putiferio. Ad alimentarlo le famiglie dei 36 malati già in cura con Stamina, coloro – oltre 20 mila persone – affette da gravi malattie neuro-degenerative che sperano di sottoporsi al trattamento, gli agguerriti genitori dei bambini che hanno già fatto le infusioni e riferiscono con veemenza che la cura funziona ed i miglioramenti sui loro figli sono evidenti. Tutti in queste ore, a puntare il dito contro Iacona e il suo programma, definito “imparziale e tendenzioso”, pronti a minacciare querela, a denunciare di non essere stati interpellati da Iacona, a parlare di “trasmissione costruita ad hoc”, di “macchina del fango contro Vannoni a vantaggio dei colossi farmaceutici”.
Iacona, senza alcuna preoccupazione, dribbla le accuse, rimettendo, “alla magistratura il compito di fare luce su una serie di cose che non tornano, ai giornalisti quello di mettere in fila – dice – i numerosi punti interrogativi su Stamina. E’ quello che abbiamo fatto noi, dando voce al meglio della scienza italiana”.
L’opinione espressa da Iacona è più sul giornalismo che tratta certe tematiche che su Vannoni o Stamina: “Se miglioramenti ci sono stati nei pazienti – afferma – deve dirlo la scienza e non le telecamere di programmi che cavalcano molto l’onda emotiva. I genitori possono andare in tv a dire dei presunti progressi dei figli, ma l’occhio di uno che non è medico, anche se genitore e vicino al malato, non può costituire diagnosi”.
Il riferimento, nemmeno velato, è alla trasmissione televisiva Le Iene che ha dato molto spazio, negli ultimi mesi, ai sostenitori di Vannoni e soprattutto ai genitori che si battono affinché la cura venga somministrata negli ospedali pubblici senza dover ricorrere all’autorizzazione di un giudice.
Iacona puntualizza: “Su Stamina c’è molta spettacolarizzazione del dolore. E dietro Stamina non ci sono solo le famiglie dei malati ma l’Italia intera. La nostra puntata ha voluto essere un resoconto sul ruolo che la scienza ha nell’immaginario collettivo”.
Al giornalista i sostenitori di Vannoni contestano soprattutto l’intervista fatta al fondatore di Stamina. Parlano di “servizio tagliato e montato a proprio piacimento”, osservano che sarebbe stato meglio coinvolgere l’interessato in un contraddittorio in studio con un esperto di staminali.
“Presa diretta non è una tribuna elettorale – ribatte Iacona – mi chiedo che concetto abbiano del giornalismo queste persone. Ho intervistato Vannoni e lui ha accettato di rispondere alle mie domande. Avrebbe potuto rifiutarsi di farlo se quello non fosse sembrato anche a lui un modo appropriato di fare luce sui punti oscuri”.
Sull’ipotesi di querela da parte delle famiglie dei malati, Iacona non tradisce un certo stupore: “Quale sarebbe il reato commesso dalla Rai? Quello di aver fatto parlare degli scienziati? È incredibile. Si rivolgano a un giudice coloro che si sentono offesi dalla puntata, vedranno che non c’è motivo per prendersela con la Rai”.
Di certo sentiremo ancora a lungo parlare di Stamina. E leggeremo ancora gli appelli e le richieste di aiuto di chi cerca qualunque cosa che possa salvargli la vita, cura o illusione, scienza o truffa, possibilità di guarigione o inganno che sia. Qualcosa che riesca comunque ad alimentare la speranza a cui purtroppo, nonostante i progressi della scienza, ancora molte patologie chiudono la porta.