Antonello Cracolici non ci sta. L’aveva già anticipato in Aula, nel corso della discussione della Finanziaria, approvata in nottata giusto ieri. L’ex capogruppo del Pd all’Assemblea regionale non sembra temere l’inchiesta della Procura di Palermo, che l’ha visto oggetto di un avviso di garanzia, insieme a 97 tra deputati ed ex parlamentari siciliani.
“Mai si potrà dimostrare che un euro sia entrato per fini personali nelle mie tasche. Mai”. Tuona l’esponente del Partito democratico, che ha subito voluto incontrare la stampa. “È una vicenda che mi sta segnando – dice Cracolici – perché non sono abituato, non mi era successo se non 30 anni fa per aver affisso abusivamente dei manifesti del mio partito”.
“La vicenda – continua – mi tocca nella funzione di capogruppo, in qualità, quindi, di responsabile legale e istituzionale. Mi è stato consegnato un avviso di garanzia con una trentina di contestazioni. Sono stato convocato davanti al giudice il 14 febbraio, un San Valentino particolare, in cui mi presenterò alla Procura della Repubblica con l’atteggiamento di chi vuole chiarire e fugare i dubbi sulla sobrietà e sul rigore mia e dei colleghi che con me hanno costituito il gruppo parlamentare nella XV legislatura, 29 deputati, che hanno prodotto un avanzo nella gestione delle risorse del gruppo di oltre 800 mila euro, ‘benedetti’ da un parere formale dell’avvocatura dello Stato, che ha stabilito che questi fondi possono essere trasferiti da una legislatura all’altra per continuità politica”.
Cracolici affronta punto per punto tutti i capitoli presenti nell’avviso di garanzia ricevuto. “Non ci sono contenstazioni nei confronti della mia persona per quanto riguarda l’impiego di risorse – prosegue l’ex capogruppo – e non ci sono contestazioni per acquisti impropri: niente borse, niente gioielli. Se aver comprato cialde di caffè in un gruppo di 29 deputati, 25 dipendenti, ospiti che giornalmente frequentano gli uffici del gruppo è un reato, lo confesso, non sapevo che lo fosse. Mi stupisce come mai non ci abbiano contestato l’acquisto di corone di fiori. Confesso, ogni 30 aprile e ogni 6 gennaio il gruppo del Pd ordina due corone, una per Pio La Torre e una per Piersanti Mattarella. Se è un reato pagare gli sms o pagare i buoni pasto per i dipendenti del gruppo, così come fa un’azienda per i propri lavoratori, allora sono colpevole”.
“Potevamo commissionare sondaggi a una società specializzata? – aggiunge di democratico – Io dico di sì, la Procura di no, ma deve mostrarci la norma che lo vieta. È un reato aver rimborsato il costo della bolletta telefonica all’addetto stampa del gruppo, che utilizza il telefono per il gruppo? I regali di Natale o di Nozze. Si è sposata la figlia di un collega. Abbiamo messo una quota ciascuno, come si farebbe in ogni condominio, e abbiamo fatto un bonifico, attraverso il conto corrente del gruppo. Ho difficoltà a pensare di dover comparire in un’aula di tribunale per aver fatto un cesto natalizio ai dipendenti dell’Assemblea”.
“Vorrei che fosse chiaro – conclude Cracolici – nessuno di noi ha speso soldi del gruppo per fini propri. Nessun viaggio all’estero, ma tanti incontri in giro per la Sicilia, perché abbiamo nove province e il gruppo è fatto di eletti che rappresentano il territorio e devono rendicontare al territorio. Noi da oggi la Finanziaria dovremo raccontarla”.
A far eco al capogruppo della XV legislatura è il segretario regionale del Partito democratico, Giuseppe Lupo. “Abbiamo offerto la massima collaborazione alle forze dell’ordine affinché si potesse fare piena luce sull’utilizzo dei fondi – commenta il segretario – Abbiamo impiegato quelle somme per finanziare l’attività prevista dei nostri parlamentari, come la cura dei rapporti dei deputati con il territorio e le amministrazioni locali, attraverso l’organizzazione di conferenze, la stampa volantini, qualche spot televisivo, manifesti, litografie. Tutte attività che rientrano nell’ordinario di quella che è la funzione dei nostri parlamentari”.
Antonello Cracolici esprime parole di solidarietà su un altro indagato del Pd, Davide Faraone. “Faraone – dice – è stato un deputato come tanti altri, non vedo perché questo accanimento nei suoi confronti da parte dei media. Oltretutto, mi risulta, gli sia stato contestato solamente un avanzo, come tanti ne sono stati fatti negli ultimi anni, non trovo giusto il trattamento che gli è stato riservato”. E su Crocetta, che aveva definito l’inchiesta in atto come un ritorno del passato, “che non smette di tormentarci”, il deputato risponde: “Io non sono il passato, sono parte del presente. Non è poi un reato avere una storia e il governatore lo sa bene, visto che la sua storia è più lunga della mia”.