Il 27 gennaio. È questa la data prescelta dalla conferenza dei capigruppo della Camera per l’approdo in Aula della legge elettorale. Dopo ampie discussioni e lunghe polemiche alla fine l’accordo è stato raggiunto e siglato.
Un plauso a questa decisione è subito arrivato dagli esponenti politici maggiormente avvezzi all’uso dei social network, come Roberto Giachetti del Partito democratico che ha subito twittato: “Legge elettorale in aula il 27 gennaio come da richiesta Pd. Bene Conferenza Capigruppo!”.
Legge elettorale in Aula il 27 gennaio come da richiesta PD. Bene Conferenza Capigruppo!
— Roberto Giachetti (@bobogiac) 9 Gennaio 2014
Lo stesso Pd, per voce di Maria Elena Boschi, responsabile riforme del partito, ha voluto porre l’accento sulla chiusura al dialogo del Movimento Cinque Stelle: “In un incontro Danilo Toninelli mi ha confermato la chiusura totale alle nostre tre proposte di riforma”.
Per la Boschi in questo modo diventa “strumentale il loro voto sulla mozione Giachetti per il Matterellum, visto che è una delle proposte avanzate dal segretario Renzi”. Ma per l’esponente democratico le fila dei pentastellati non sembrano così serrate in quanto c’è chi “nel Movimento ha un’altra posizione e vorrebbe un dialogo”.
Chi vuole chiudere in tempi rapidi la questione è il Nuovo centrodestra come ribadito più volte, anche nei giorni scorsi, dal leader Angelino Alfano: “Entro la prima settimana di febbraio vogliamo chiudere la questione alla Camera, ha chiarito Alfano. Il vicepremier ha ribadito la posizione del partito, favorevole alla riproposizione del cosiddetto “modello dei sindaci” ma ha anche precisato di non temere alcun modello elettorale.
Alfano ha avuto parole di elogio nei confronti di Renzi (“So di potermi fidare di lui, sono sicuro che non utilizzerebbe la rapida approvazione della legge elettorale per tornare subito al voto”) ma ha anche lanciato un messaggio politico chiaro: “No alla proposta dei matrimoni gay, non rimarremmo un secondo di più in questo governo”.