L’epidemia di influenza che si sta diffondendo in tutta Italia ha portato diversi ospedali italiani a dover far fronte a situazioni di emergenza. L’ospedale San Giovanni Bosco di Torino è stato preso d’assalto da alcuni pazienti stanchi di essere lasciati in attesa, mentre in un altro nosocomio della città non vi sono più coperte disponibili.
I Pronto soccorso degli ospedali romani vivono situazioni analoghe con forti ritardi nei ricoveri con malati che attendono da cinque giorni in barella. Intanto l’epidemia di influenza sta per toccare il suo punto massimo.
Secondo l’ultimo bollettino Influnet, l’epidemia è dunque ‘ufficialmente’ iniziata: in varie regioni è stato infatti superato il valore di soglia di 2,37 casi per mille assistiti, che indica appunto l’inizio del periodo epidemico. I più colpiti sono, al momento, i bambini sotto i 5 anni di età. Complessivamente, il numero di casi stimati nell’ultima settimana è pari a circa 139.000, per un totale, dall’inizio della sorveglianza Influnet nel mese di ottobre, di 823.000 italiani già costretti a letto per il ‘male stagionale’.
Ma anche se il picco dei casi è previsto per la fine di gennaio, la situazione in molti Pronto soccorso è già critica: ”Nelle ultime due settimane – afferma Giorgio Carbone, past president della Società italiana di medicina di emergenza-urgenza (Simeu) – si sta già registrando una media, dal nord al sud dell’Italia, del +20/30% di accessi nei Pronto soccorso a causa dell’influenza e patologie collegate. Ciò sta determinando difficoltà in molti ospedali, con un conseguente ritardo dei ricoveri e lunghe attese fino a 5 giorni in barella per i pazienti”.
In prevalenza, sottolinea, a recarsi in Pronto soccorso sono le persone più anziane, ‘complice’ anche la difficoltà, nei giorni delle festività natalizie, a reperire i medici di famiglia. In vista del previsto ulteriore aumento dei casi, l’invito degli esperti è dunque quello a non intasare inutilmente gli ospedali: ”È importante recarsi al Pronto soccorso – rileva Fabrizio Pregliasco, del dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università di Milano – solo in presenza di evidenti difficoltà respiratorie o in situazioni particolari. In generale, soprattutto nel caso dei bambini, il consiglio è quello di utilizzare farmaci sintomatici di automedicazione per tenere sotto controllo la febbre e seguire l’andamento nei successivi 2-3 giorni. Se non ci sono miglioramenti rivolgersi al medico o al pediatra”.
Ad ogni modo, sottolinea, ”nulla di non previsto: baci e abbracci delle festività hanno facilitato la diffusione rapida dei virus influenzali, così come l’abbassamento delle temperature”. Tuttavia, la stagione influenzale di quest’anno, precisa Pregliasco, ”si prevede sarà di media intensità, con una media finale di circa 4,5 milioni di italiani colpiti”. Un’altra buona notizia è che quest’anno si segnalerebbe, secondo le prime stime, un lieve incremento delle vaccinazioni: ”È un elemento positivo – commenta l’esperto – che contribuirà alla riduzione delle complicanze, spesso gravi, nei soggetti a rischio”. E per i ‘ritardatari’ c’è ancora una possibilità: ”A questo punto – afferma Stefania Salmaso, direttore del Centro di epidemiologia e sorveglianza dell’Iss – inizia ad essere tardi, ma per chi volesse ancora vaccinarsi, l’invito è di provvedere molto rapidamente. Questi sono gli ultimi giorni utili”.