Cambiano ancora una volta le regole sulla Tasi, la nuova imposta sui servizi indivisibili. Ai comuni sarà data la possibilità di aumentare l’importo dovuto con un emendamento al decreto legge che ha abolito la seconda rata dell’Imu.

Se dovesse passare la nuova misura, in calendario lunedì nell’aula del Senato, i comuni potranno applicare un aumento dal 2,5 per mille al 3,5 per mille sulla prima casa e dal 10,6 per mille alll’11,6 per mille sulla seconda abitazione.

Una modifica che potrebbe fare incassare agli enti locali il miliardo e mezzo in più utile a far quadrare i bilanci. Le nuove risorse così ottenute però dovranno essere anche impiegate, seppur in parte, per stabilire detrazioni a favore delle famiglie svantaggiate. Una prospettiva che però non piace a Confedilizia che ha sottolineato lo “stato di esasperazione dei piccoli proprietari”. I timori maggiori riguardano il fatto che, una volta stabilito l’aumento da parte dei comuni, per i proprietari la Tasi diventi molto simile alla vecchia Imu.

La prima rata della Iuc (Tasi e Tari) dovrà essere versata entro il 16 gennaio. Ma la legge di stabilità ha dato ai comuni la facoltà di posticipare questa data. Se tutto dovesse restare fermo allo stato attuale, spiegano i tecnici del ministero dell’Economia, i cittadini dovranno pagare la Tasi con l’aliquota base dell’uno per mille e la Tari versando la stessa somma pagata per la vecchia tassa rifiuti con la prima rata del 2013.

Non cambia nulla invece in merito alla scadenza del 24 gennaio per il pagamento della cosiddetta mini-Imu nei quasi 2.500 comuni, che hanno deliberato un aumento dell’aliquota base del 4 per mille. I proprietari dovranno versare il 40 per cento della differenza tra l’aliquota maggiorata e il 4 per mille.