Il Ddl su Province e città metropolitane passa alla Camera. Approvato con 277 a favore e la sola opposizione, quanto meno al voto, degli 11 deputati di Sel. Una votazione, tuttavia, segnata dall’astensione di Lega, Movimento 5 Stelle e Forza Italia, che non hanno preso parte, per protesta, alle operazioni di voto.
Cosa potrebbe cambiare, dunque, nell’ordinamento degli enti locali con la mini-rivoluzione voluta dal ministro Graziano Delrio? Muteranno volto anzitutto i consigli provinciali, che diventeranno assemblee dei sindaci, a cui i primi cittadini saranno chiamati a partecipare a titolo completamente gratuito. E arrivano anche le città matropolitane, un’istituzione già vecchia in realtà, in quanto prevista all’articolo 114 della Costituzione, ma che mai fino ad ora ha visto la luce, nonostante i molti tentativi. Non ultimo quello della Regione Siciliana che, forte del suo statuto speciale, ha inserito nella riforma delle Province, al vaglio dell’Assemblea regionale proprio in questi giorni, l’introduzione di ben tre aree metropolitane: Palermo, Catania e Messina.
Presto ancora per parlare di abolizione definitiva delle Province, il testo del Ddl dovrà ancora affrontare la prova di Palazzo Madama e in Senato c’è chi promette battaglia. Già la giornata di ieri era stata piuttosto convulsa, con Renato Brunetta ostinato nel chiedere la riunione della Conferenza dei capigruppo, prevista in concomitanza con la votazione, per far sospendere la seduta, che è tuttavia andata avanti, destando l’indignazione, prima e l’abbandono, poi, di M5S, FI e Carroccio. “Si tratta di una legge truffa – dichiara lo stesso Brunetta – Un provvedimento incostituzionale che non sburoctratizza, ma crea solo confusione normativa”.
Tra i più agguerriti avversori del decreto c’è Antonio Saitta, presidente dell’Unione delle Province, a cui l’annullamento delle elezioni dei 72 Consigli provinciali previste per il 2014, non è proprio andato giù e che promette di ricorrere alla magistratura.
Di diverso avviso il “papà” della norma, il ministro Delrio, che parla si svolta epocale. “le Province si riducono a enti leggeri con poche funzioni – afferma – molto utili ai Comuni. I piccoli Comuni potranno lavorare più facilmente insieme, nelle unioni, con meno burocrazia e più’ autonomia. Si lavora alla soppressione di centinaia di enti impropri e inutili e si inizia la riorganizzazione dello Stato”.