Bartolomeo Gagliano, 55 anni, originario di Nicosia, in provincia di Enna. Viene chiamato il “mostro di S. Valentino” ed è scappato dal carcere, nuovamente, come aveva già fatto altre 5 volte. E’ affetto da Hiv, e l’ossessione scaturita da questa malattia è stata il movente per alcuni dei suoi omicidi.
La sua sembra una di quelle storie thriller caratterizzate da pazzia e criminalità, insospettabile a primo impatto, eppure, come sostiene un ispettore anonimo dell’ospedale psichiatrico giudiziario Montelupo Fiorentino. “Lo sanno tutti che è uno pericoloso. Uno che ti frega, Sembra tranquillo e invece, tac, ti frega. E mentre lo lasciavamo giocare a calcio, diventava amico di Ciccio Sedda e organizzava con lui come come fuggire”.
Ed è stata proprio questa parvenza di tranquillità a ingannare Salvatore Mazzeo, il direttore del carcere Marassi in cui il “mostro” era detenuto e da cui è riuscito a ricevere l’ennesimo permesso speciale.
La scia di omicidi inizia il 15 gennaio 1981 quando Gagliano uccide Paolina Fedi, prostituta genovese di 26 anni con cui aveva una relazione, sfondandole il cranio con una grossa pietra in un autogrill dell’autostrada Genova-Savona, lasciando il corpo esanime per strada. Viene trovato, arrestato e in seguito alla perizia psichiatrica definito “soggetto psicopatico incapace di intendere”.
Viene condannato a 8 anni di reclusione nell’Opg di Aversa, ma nel 1983 fugge per la prima volta, dopo avergli concesso un permesso, fuga non durata molto in quanto, dopo aver sequestrato una famiglia a Massa Marittima, rimane ferito in una sparatoria con la polizia e rinchiuso nuovamente nell’Opg di di Monte Fiorentino.
Secondo permesso e seconda fuga: assieme al sopra citato Francesco Sedda, detenuto dello stesso ospedale in cui si trovava Gagliano, riesce nuovamente a scappare nel 1989 e il 6 febbraio dello stesso anno commette il secondo omicidio uccidendo a Cantalupa, in provincia di Milano, Nahir Fernandez Rodriguez, una transessuale uruguaiana.
Qualche giorno dopo, il 14 febbraio, uccide a Genova Francesco Panizzi, un travestito che si trovava in auto con un cliente, il quale è rimasto solamente ferito. Il giorno seguente, sempre nella stessa zona, servendosi della Beretta 7,65 utilizzata precedentemente, spara a una prostituta 29enne facendole trapassare il proiettile per la gola e fratturandole la mascella, ma la ragazza rimane fortunatamente viva e Bartolomeo e Francesco vengono arrestati qualche giorno dopo e internati nuovamente nell’Opg di Reggio Emilia.
Terzo permesso e terza fuga: nel 1990 gli viene concesso un permesso speciale per andare in discoteca, luogo nel quale conosce una ragazza con cui intrattiene una breve relazione prima di averle sparato un proiettile in faccia con le stesse modalità degli omicidi precedenti. Ma la ragazza si salva, Gagliano si costituisce e torna nell’Opg di Reggio Emilia.
Riesce a fuggire per altre due volte, la prima nel 1991 e la seconda nel 1994, anno in cui viene accusato del ferimento di un metronotte a Pietra Ligure e reinternato. Dopo otto anni, nel 2002, viene considerato guarito e rimesso in libertà.
Torna a vivere con i suoi genitori, ma nella primavera del 2005 inizia a commettere una serie di rapine a supermercati e uffici postali, di cui soltanto cinque accertate. Il 9 maggio 2005 viene nuovamente arrestato in seguito a una rapina ai danni delle Poste di Savona e viene condannato a 3 anni e 6 mesi di carcere, pena in seguito ridotta grazie all’indulto.
Il giorno seguente all’arresto, durante un interrogatorio effettuato dal pm Alberto Landolfi, distrugge completamente la sala in cui si trovava, staccando persino un attaccapanni dal muro e scagliandolo contro una vetrina.
Nel 2006 viene liberato ma soltanto una settimana dopo viene rimesso dietro le sbarre con l’accusa di aver estorto 2000 euro a un imprenditore di Borgio Verezzi minacciandolo di morte.
Il “mostro di San Valentino” sarebbe dovuto uscire nell’aprile 2015, ma martedì scorso è riuscito a fuggire nuovamente.