Il leader dei Forconi, Mariano Ferro, non accetta che il suo Movimento passi come un’accozzaglia di “gruppi di teppisti ed eversivi”, e in una dichiarazione rilasciata all’Ansa si dissocia “a gran voce dalla violenza in atto in altre parti del Paese. I veri Forconi sono quelli siciliani dove al momento la protesta è pacifica. Noi con quelle altre sigle non c’entriamo nulla”.
Ferro spiega che “in una prima fase poteva anche farci piacere che la sigla dei Forconi venisse presa a simbolo dello sciopero ma ci teniamo a precisare che il Movimento faceva parte, insieme ad altre sigle, del Coordinamento 9 dicembre. Adesso la situazione è degenerata: i Forconi respingono il tentativo di macchiare la propria sigla, dietro la quale c’è un movimento di agricoltori e autotrasportatori che da anni rivendica interventi da parte dei governi contro il disagio sociale provocato dalla crisi economica”.
In Sicilia, in effetti, le proteste hanno assunto una natura pacifica, senza blocchi stradali e con i manifestanti che si limitano a fare volantinaggi. “Prendiamo le distanze dalle violenze in corso in alcune città – aggiunge Ferro – Purtroppo nel movimento si sono infiltrate frange eversive, a cominciare da Forza Nuova. Non ci stiamo a passare per teppisti e delinquenti, quelli ci sono ma non siamo noi. Noi vogliamo solo che il governo ascolti quello che abbiamo da dire sui problemi che affliggono l’agricoltura, l’artigianato, i piccoli imprenditori”.
E si richiama alle parole del vicepremier, Angelino Alfano, di cui condivide “in pieno le distinzioni fatte in seno al movimento, parlando di ali estreme e di violenti, facendo così una distinzione netta con chi invece sta in piazza e protesta in modo pacifico e con una piattaforma di rivendicazioni ben precisa”.
Infine un appello a Silvio Berlusconi del quale sono state accolte con piacere le proposte di mediazione: “Nessun altro leader politico ha aperto bocca, lui invece ha avuto la sensibilità di farlo. A Berlusconi però chiediamo se davvero vuole darci una mano, ci dia spazio nelle sue televisioni. Ci consenta di esporre le nostre tesi in un talk show e non in uno-due minuti di interviste”.