“Verifica è una brutta parola, meglio ‘nuova fiducia’”. Sembra non temere la prova del Parlamento il premier Enrico Letta, che si mostra sereno dopo l’invito del Capo dello Stato Napolitano per un nuovo confronto con le Camere dopo l’uscita di Forza Italia dalla maggioranza di Governo.
“Lunedì pomeriggio andrò al Quirinale – spiega il primo ministro rispondendo da Vilnius, in occasione del summit del partenariato dell’est, a chi gli chiede se ha intenzione di dimettersi – e con il Capo dello Stato verificherò i prossimi passaggi: gli proporrò di andare in Parlamento dopo le primarie del Pd dell’8 dicembre. Aspettare mi sembra la cosa più naturale”. La sostanza, ha aggiunto, è “che noi chiederemo al Parlamento una nuova fiducia e certificheremo i numeri che già si sono evidenziati con il voto sulla legge di Stabilità al Senato e che ci danno già un perimetro di maggioranza che è quello su cui lavoreremo”. Una posizione praticamente parallela a quella del vicepremier Angelino Alfano, fondatore del Nuovo Centrodestra, alleato principale di maggioranza.
Con la nuova fiducia, spiega Letta, “ci sarà una messa a punto dell’agenda per il 2014, che dovrà essere precisata visto il cambio dei confini della maggioranza con l’uscita di FI e di Berlusconi. Dovremo discutere e capire, rispetto a ciò che mettemmo a punto con la fiducia di aprile, su quali punti spingere di più”. In quell’agenda, evocata primo tra tutti da Renzi, “sicuramente ci saranno le riforme istituzionali e costituzionali. Sono stati fatti – rivendica Letta – passi in avanti ma cambiare la Costituzione è complesso vista la rigidità del sistema istituzionale italiano. Dunque quello delle riforme è un capitolo sul quale spingeremo, come sulle riforme economiche, obiettivi di cui parlerò con i partner della maggioranza”.
Nel pomeriggio, poi, il premier ha parlato al congresso del Psi a Venezia, sfoggiando tutta la sua sicurezza. “E’ mia intenzione cambiare registro. – dice il premier – Nel 2014 giocherò d’attacco. C’è bisogno di una svolta che le forze progressiste devono dare dopo cinque anni in cui sono state ai margini della scena europea, caratterizzata solo sul rigore e austerità.