Via libera dal governo al decreto su Imu e Bankitalia. Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto legge che abolisce la seconda rata dell’Imu e ricapitalizza le quote di Bankitalia. Lo ha riferito il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Filippo Patroni Griffi.
“Il presidente del Consiglio aveva detto che il dl sarebbe stato approvato dopo la fiducia e così è stato”. Ha affermato il sottosegretario.
Critico il giudizio di Daniele Capezzone, presidente della Commissione Finanze della Camera: “ll governo non ha mantenuto gli impegni nemmeno sulla cancellazione della seconda rata dell’Imu. Non sono stati esentati, infatti, tutti i terreni agricoli, come invece era stato promesso. E le coperture trovate sono assolutamente inaccettabili. Siamo di fronte – ha affermato Capezzone – all’ennesimo gioco delle tre carte, anzi delle tre tasse. Si toglie una tassa da una parte (ma solo per quest’anno, perche’ nel 2014 la si fa rientrare dalla finestra sotto diverso nome) e spuntano aumenti fiscali dall’altra”.
Per Capezzone, “le maggiorazioni degli acconti Ires e Irap a carico di banche e assicurazioni, addirittura fino al 130%, e l’ulteriore acconto sul risparmio amministrato, altro non sono che un prestito forzoso. E il fatto che siano a carico del sistema bancario non deve trarre in inganno. Tutti comprendono, infatti, che i 2,15 miliardi che dovranno versare anticipatamente allo Stato, il quale in questo modo, in pratica, sta contraendo nuovo debito pubblico, rischiano di tradursi in minori impieghi e prestiti a favore di imprese e famiglie, e in maggiori costi per i clienti”.
Per la parte del decreto relativa alla Banca d’Italia, con il nuovo statuto, ha spiegato Saccomanni, “si delineera’ quella che viene chiamata una struttura da public company, in cui nessuno ha il controllo, ma si chiama public perché’ fornisce un servizio pubblico e c’e’ un accordo tra le banche che sono interessate ad avere un corgano di vigilanza”. Il decreto legge varato oggi ricapitalizza le quote di Bankitalia e pone un tetto al 5% delle quote: non si avra’ piu’, ha spiegato il ministro, “una situazione con due banche che avevano una quota di capitale molto rilevante”.