L’appartamento ai Parioli non era l’unico luogo dell’orrore per le due ragazzine romane costrette a prostituirsi. Dai quartieri alti, si passa alla nuova zona in ascesa della città: le due studentesse infatti si incontravano con i clienti anche al Pigneto. I carabinieri del nucleo operativo di via Selci dopo aver puntato il mirino sui clienti tentano di ricostruire il quadro geografico della vicenda, che potrebbe allargarsi anche a altre ragazze.
Ci sarebbero infatti delle intercettazioni in cui una donna e uno degli arrestati parlano di una casa da trovare per le ragazze e non soltanto le due minorenni. La donna dice: “Ho il numero del Pigneto” e dall’ordinanza che l’uomo tratta l’affitto dell’appartamento, con una certa fretta: la casa gli serve subito. E sarebbe quello l’altro appartamento in cui le due ragazzine erano costrette a vorticare in un giro più grande di loro.
E mentre l’opinione pubblica si divide tra chi attacca anche le due giovani e chi li difende, a schierarsi totalmente a favore delle due sono i compagni di scuola, indignati per come la vicenda è stata trattata. “Non è giusto che la gente parli senza conoscerla È una ragazza favolosa, simpatica e adorabile”, dicono le compagne di scuola, visibilmente colpite, parlando di una di loro. “È finita così per il contesto in cui viveva”, dicono sulla ragazza costretta dalla madre “Lei ha sempre manifestato la voglia di studiare, ma non aveva gli strumenti per farlo e quindi si è trovata in una situazione che non è riuscita a governare”.
Intanto la Procura vuole accelerare i tempi per chiedere le indagini: in carcere Nunzio Pizzacalla, Mirko Ienni e Mario De Quattro, Riccardo Sbarra e la madre di una delle sfruttate, con l’accusa di sfruttamento della prostituzione. La pena che rischiano va da 1 a 6 anni e si pensa a un giudizio immediato: solo nei prossimi giorni però si deciderà.