La valutazione della condotta di Silvio Berlusconi? Aggravata dal suo ruolo di uomo politico. A pensarla così sono i giudici della terza sezione d’appello, che ha depositato le motivazioni per i due anni di interdizione dagli uffici pubblici comminata all’ex presidente del Consiglio a corredo della sentenza che ha visto Berlusconi condannato per frode fiscale nel processo Mediaset.
“In particolare – si legge nella motivazione – la sentenza ha definitivamente accertato che Berlusconi è stato l’ideatore ed organizzatore negli anni ’80 della galassia di società estere, alcune delle quali occulte, collettrici di fondi neri e – per quanto qui interessa – apparenti intermediarie nell’acquisto dei diritti televisivi; lo stesso Berlusconi ha continuato ad avvantaggiarsi del medesimo meccanismo anche dopo la quotazione in borsa di Mediaset nel 1994, pur essendo state parzialmente modificate le società intermediarie, in particolare con la già citata costituzione di IMS, avvalendosi sempre della collaborazione dei medesimi soggetti a lui molto vicini: Lorenzano e Bernasconi, quest’ultimo finché in vita; tant’è vero che in quel periodo Berlusconi aveva continuato a partecipare alle riunioni “per decidere le strategie del gruppo”.
“A ciò si deve anche aggiungere – continuano i giudici – che il ruolo pubblicamente assunto dall’imputato, non più e non solo come uno dei principali imprenditori incidenti sull’economia italiana, ma anche e soprattutto come uomo politico, aggrava la valutazione della sua condotta”.
Secco no dei giudici anche all’accezione di costituzionalità in merito alla legge Severino, che avrebbe “un ambito di applicazione distinto, ben diverso e certamente non sovrapponibile” alla frode fiscale ogetto del processo che ha visto condannare l’ex premier. Non c’è, inoltre, alcuna, continuano i giudici, dell’estinzione, da parte di Berlusconi del “debito tributario”, che ammonta a circa 11 milioni di euro. Il leader di Forza Italia si sarebbe limitato a formulare proposta di adesione alla conciliazione extra giudiziale.
Il senatore Pdl Francesco Nitto Palma sostiene che i lavori della Giunta per il Regolamento del Senato, chiamata a decidere sul voto palese o segreto per la decadenza di Silvio Berlusconi, devono essere sospesi. “La corte d’Appello di Milano – ha sottolineato – ha detto che l’incandidabilità è una sanzione amministrativa, e pertanto non è retroattiva”. “Quindi – ha poi aggiunto – dà ragione a noi e non c’è motivo di andare avanti”.
La giunta del Regolamento del Senato ha sospeso i suoi lavori per consentire ai parlamentari di tornare in Aula e continuare l’esame del decreto per la Pubblica amministrazione. Alla fine la riunione è stata riconvocata per domani mattina alle 9.