Raffaele Lombardo, accompagnato dalla moglie, Saveria Grosso e dal figlio Toti, ha dato ai giornalisti davanti al palazzo di Giustizia di Catania la sua versione dei fatti in merito alle indagini sui contributi alla formazione professionale. Un’inchiesta che lunedì scorso ha portato all’arresto di 10 persone e a un sequestro di beni per circa tre milioni e settecentomila euro. “Uno stillicidio continuo di notizie. Ci sia un avviso di garanzia, tanto io sono collezionista di avvisi di garanzia e poi dimostreremo la nostra innocenza, che avrà il bollo ovviamente del giudice, questo è ovvio”. Queste le parole dell’ex presidente regionale che ha preannunciato, nel pomeriggio, l’invio di una lettera della moglie.
La Grosso stessa ha detto la sua riguardo alla posizione contestatale: “Non ho percepito una lira e quando andavo all’Anfe io firmavo, facevo il mio lavoro. C’è tutto il mio carico di lavoro, ci sono le lettere firmate da me, i protocolli fatti da me. Quindi di che cosa stiamo parlando?”.
“Vi dico come stanno le cose. Io entro all’Enap, ente che è stato sciolto, nel 1986 – ha aggiunto Saveria Grosso – e vengo assorbita dall’Anfe. Nel 2001 prendo un periodo di aspettativa non retribuita di un anno come previsto da contatto. Non rientro più all’Anfe, non percepisco più stipendio. Nel 2009 mi viene notificato il licenziamento. Andate a fare tutte le verifiche all’ufficio provinciale del lavoro, all’ispettorato, dove risulta il mio permesso non retribuito”.