Prime considerazioni dopo una giornata piena di colpi di scena a partire da quello messo in atto dal leader del Popolo della Libertà. Il governo di larghe intese andrà avanti. Il presidente del Consiglio fissa gli obiettivi e le linee guida
PALERMO, 3 OTTOBRE 2013 – Enrico Letta ce l’ha fatta. Ha superato indenne le forche caudine di Camera e Senato e ha incassato una fiducia che ieri mattina sembrava assolutamente in bilico. Il colpo di scena è arrivato poco prima di pranzo quando Silvio Berlusconi, seguendo una delle sue attitudini principali, ha scompaginato le carte sul tavolo con un “coup de theatre” e ha deciso di votare la fiducia al governo Letta.
Applausi scroscianti da parte dei fedelissimi, espressione contrita di chi ha ingoiato il boccone amaro per il bene del Paese e Letta preda di un sorriso felice, consapevole di aver salvato la sua poltrona da premier. Le telecamere di palazzo Madama sono riuscite a immortalare l’attimo preciso in cui sulle labbra del presidente del Consiglio si è formata la parola “grande”. Un’esclamazione di giubilo per sottolineare il risultato portato a casa? Un’espressione di vera gratitudine nei confronti del suo alleato principale? Non è dato saperlo. Rimane comunque l’impressione di una leadership che esce rafforzata dal chiarimento parlamentare. Tutto questo mentre Berlusconi è riuscito a riportarsi in sella a un partito ormai fuori controllo. Il cavaliere ha mosso le pedine sulla sua scacchiera riuscendo alla fine a dare uno scacco al suo ormai ex delfino. Ne esce un leader di un partito comunque allo sbando, con un’emorragia di parlamentari importante. La contromossa della fiducia votata quando la linea della fermezza sembrava ormai quella definitiva è una mossa per cercare di salvare il salvabile.
Ma veniamo alla giornata di Letta che ha fondato i suoi discorsi su due linee di pensiero principali. La prima è quella della fermezza che bisogna tenere nel dividere le questioni personali dall’agenda di governo. “In uno Stato democratico le sentenze si rispettano e si applicano – ha detto al Senato -. Fermo restando il diritto intangibile ad una difesa efficace, diciamo no a trattamenti ad personam o contra personam”. E di fronte ai deputati riuniti ha ribadito che “non esiste collegamento tra una vicenda giudiziaria personale e l’attività di governo. L’esecutivo non casca di fronte a nessun tipo di ricatto”.
La seconda si fonda sulla ripresa del lavoro dell’esecutivo con un “cambio di passo” deciso verso riforme per il Paese ormai non procrastinabili e il “bisogno di dare risposte a cittadini che da un pezzo hanno perso la pazienza mentre ci vedono sprecare così il nostro tempo”.
La notizia del giorno è stata, però, la scissione del Pdl ormai ufficiale. Una cinquantina di parlamentari, 25 al Senato e 25 alla Camera, hanno deciso di formare due gruppi distinti da quello guidato dal cavaliere. All’interno di essi nomi eccellenti: Fabrizio Cicchitto, Roberto Formigoni, Nunzia de Girolamo, Beatrice Lorenzin, Maurizio Lupi, Gaetano Quagliariello e Angelino Alfano. Berlusconi non ha accettato lo strappo e ha voluto subito capire chi veramente si è chiamato fuori dal suo circolo di fedelissimi. Una sottoscrizione, partita subito dopo il discorso di Letta alla Camera, ufficialmente per sottoscrivere il cambio del nome del gruppo in “Forza Italia-Pdl”. Ufficiosamente una lista di proscrizione al contrario redatta dai parlamentari stessi.
Nelle prossime ore verremo a conoscenza di quello che sarà il nome della formazione messa in piedi dai dissidenti, ma Alfano sta tentando un ultimo riavvicinamento a Berlusconi. L’ex premier, fino all’ultimo, ha voluto evitare ogni commento sul comportamento di quello che è sempre stato visto come il suo “delfino”. L’amarezza sembra veramente grande, e una ricomposizione dello strappo sembra impossibile. Ma dopo una giornata come quella appena trascorsa ci sentiamo di non lasciarci andare a previsioni troppo nette. La politica italiana è maestra nell’arte dei colpi di scena. Il che giustifica il continuo paragone a un teatrino. E Berlusconi, lo abbiamo visto, in questo mare sa nuotare abbastanza bene.