Venti di amnistia arrivano dal carcere di Poggioreale e a lanciare l’appello è il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, a sette anni di distanza dal discorso alle Camere di Papa Giovanni Paolo II, che portò, alla fine, all’indulto del 2006.
NAPOLI, 28 SETTEMBRE 2013 – “Pongo al parlamento anche l’interrogativo se esso non ritenga di prendere in considerazione la necessità di un provvedimento di clemenza, di indulto e di amnistia”. Parla così, in occasione delle manifestazioni per le Quattro Giornate di Napoli, fondamento di quella che poi divenne la Resistenza, il presidente della Repubblica.
“E’ un provvedimento – continua Napolitano – che non può prendere d’autorità il Presidente della Repubblica che non ne ha i poteri, che non può prendere il governo da solo e che ha bisogno di un consenso molto ampio del Parlamento, forse troppo ampio secondo quanto stabilito”. Per varare un simile atto, infatti, è necessaria una maggioranza di due terzi del Parlamento. Maggioranza che nel 2006 si potè concretizzare solo grazie a un voto espresso in maniera trasversale da più schieramenti.
Proprio nell’anno dell’ultimo indulto concesso dal Parlamento italiano, la scintilla scoccò grazie ad un discorso accorato alle Camere riunite in seduta congiunta da parte dell’allora pontefice Giovanni Paolo II, che aveva chiesto un “segno di clemenza” ai propri interlocutori.
E all’appello proveniente da Napoli fa eco quello di Genova, dove si trova il ministro della Giustizia, Anna Maria Cancellieri, per assistere al Congresso straordinario dell’Unione delle camere penali. “Il sovraffollamento nelle carceri – dice – è una vera e propria emergenza civile, oltre che etica e morale, che ci allontana sempre piu’ inesorabilmente dalla funzione di rieducazione che il costituente ha assegnato alla pena”.
“E’ l’eccesso di carcerazione che ancora connota la nostra legislazione – continua il ministro – Bisogna sempre più far leva sulle misure alternative alla detenzione carceraria, ovviamente senza trascurare le altrettanto forti esigenze di sicurezza”. Anna Maria Cancelleri ha poi concluso ponendo l’accento sulla durata eccessiva dei processi, definita “irragionevole” dallo stesso guardasigilli, che ha in tal proposito invocato una nuova riforma della Giustizia.
Nel 2006 l’Italia si divise in occasione del provvedimento di indulto. Anche i dati rilevati furono contrastanti. Mentre, infatti, il tasso di recidiva segnalava un ritorno in carcere da parte dei detenuti scarcerati grazie al provvedimento di poco superiore all’11%, infatti, fu tuttavia riscontrato, nei primi mesi post indulto, un aumento sostanzioso di alcuni reati come le rapine in banca.