Lo stile Grilletta e le Province: ma ecco come tagliare veramente gli sprechi

di Redazione

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Lo stile Grilletta e le Province: ma ecco come tagliare veramente gli sprechi

| lunedì 04 Marzo 2013 - 09:54

crocetta-grillo

PALERMO, 4 MARZO 2013 – La più facile delle prede da dare in bocca all’opinione pubblica. Ciò che spaventa di più del clamoroso successo di Grillo è che per governare la nostra Regione – se vuoi farlo per davvero – devi fare i conti con l’intransigenza di una parte che sa, numeri alla mano, di poter essere condizionante.

 

 

E così se i grillini premono per l’abolizione delle Province, da tutti indicate come principale fonte di spreco di denaro pubblico, serviamo loro il pasto preferito. Crocetta ha resistito il tempo di un mattino, indire le elezioni senza una completa riforma, assolutamente necessaria, era sembrato un azzardo ma anche una precisa volontà di non cedere alla più facile e demagogica delle richieste.

La marcia indietro è segno che qualcosa non quadra nella maggioranza che lo ha portato a Palazzo d’Orleans. Ma se, nel rispetto del cosiddetto modello Sicilia, i numeri d’aula devi trovarli di volta in volta bisognerà fare l’abitudine a repentini cambiamenti di direzione.
Torniamo all’abolizione delle Province. La sensazione – e non da oggi e quindi non imputabile a Crocetta – è che chi parla sappia davvero poco di cosa fa o dovrebbe fare una Provincia. Il fatto che i partiti le abbiano spesso considerate come cimitero degli elefanti non toglie che abbiano un senso ed una ragione d’esistere.

Spesso si è confuso il contenitore con il contenuto: è legittimo criticare gli uomini, assai meno la struttura della Provincia le cui competenze – almeno quelle primarie – difficilmente potranno essere aggregate in maniera più produttiva per la collettività. Senza considerare che il risparmio di cassa che si porterebbe a casa sarebbe davvero irrisorio e che gli stessi risultati si potrebbero ottenere attraverso una riduzione di consiglieri e assessori, con l’accorpamento tra province già previsto da diversi disegni di legge, con una migliore e più moderna identificazione di ciò che la nuova Provincia dovrebbe fare.

Abolire è semplice e popolare, ma alla fine dannoso; affondare le mani sulla materia e riorganizzarle è, al contrario, complesso, impopolare e comunque poco vendibile sotto il profilo della notizia.

Le intenzioni della Regione e della stessa Unione delle Province andava nella direzione di una profonda ristrutturazione per centrare entrambi gli obiettivi, spendere meno e farle funzionare meglio. L’idea del libero consorzio dei Comuni è vecchia e già prevista nell’attuale ordinamento, idea difficile da rendere concreta e ancor più complessa nella sua gestione.

Chi scrive ha trascorso negli uffici stampa delle pubbliche amministrazioni gli ultimi 15 anni, tra Comune di Palermo, Regione e Provincia, al servizio di governi di destra e di sinistra (e ahimè, a Palazzo delle Aquile, anche di commissari). Un tempo sufficiente per farsi un’idea di dove si annidano sprechi e risorse utilizzate male. E per tale ragione, con il rispetto dovuto all’Istituzione e a chi all’interno vi opera, assieme a consiglieri e assessori si potrebbe procedere ad un’altra sostanziale riduzione tagliando la burocrazia e con essa almeno il 30% (solo a Palermo 1 su 3 significa 500 persone) di tutti quei privilegiati considerati killer del lavoro, nel senso che al lavoro gli sparano. Non c’è bisogno di abolire le Province, basta limitarne i costi attraverso la riduzione del personale politico e amministrativo, aumentarne l’efficienza con una razionale revisione di competenza e funzioni, mettendo a capo della burocrazia chi possiede titoli veri e non ha interessi di colleganza o di azione in autotutela, predisponendo tagli del personale ed esodi per mandare a riposare nel luogo adeguato chi non ha dimestichezza con la fatica quotidiana.

Siamo d’accordo con Crocetta, il sistema migliore, anche se da lui non dichiarato, è lo spoil system, principalmente per i livelli più alti. E attraverso lo spoil system che è più facile stimolare lavoro ed efficienza, con salario variabile e premi di produttività reali e non autodesignati proprio da quella burocrazia, antica nei metodi, poco aggiornata, demotivata, autoreferenziale e veramente tesa alla propria difesa di casta. L’unica invisibile di questa Paese ma per questo non meno pericolosa. Solo così Crocetta e Grillo – sinteticamente raffigurati con un’unica testa nella nostra foto sul modello de L’Espresso – saranno credibili sul tema di una riforma così attesa e non più rimandabile.

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