Duro colpo al boss Matteo Messina Denaro | Sequestrati beni per venti milioni di euro /VD

di Redazione

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Duro colpo al boss Matteo Messina Denaro | Sequestrati beni per venti milioni di euro /VD

| lunedì 15 Dicembre 2014 - 08:46

Un ulteriore e duro colpo al patrimonio della famiglia mafiosa del latitante Matteo Messina Denaro è stato inferto con il sequestro di diversi complessi aziendali, attività agricole e commerciali, terreni e fabbricati, autoveicoli, beni mobili strumentali e disponibilità finanziarie, per un valore complessivo di oltre 20 milioni di euro.

Il sequestro, disposto dalle Sezioni Misure di Prevenzione dei Tribunali di Palermo e di Trapani, su richiesta della Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, ha interessato diversi soggetti ed imprenditori, tutti arrestati nel dicembre 2013 in quanto coinvolti, a vario titolo, nel supporto alla latitanza del boss  e nel controllo degli interessi economici riconducibili a quest’ultimo.

I provvedimenti concludono indagini economico – patrimoniali svolte congiuntamente dal G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Palermo, dal Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata della Guardia di Finanza di Roma (S.C.I.C.O.) e dai carabinieri del R.O.S e del Comando Provinciale di Trapani, sotto la direzione della Procura Distrettuale Antimafia di Palermo. La ricostruzione patrimoniale ha permesso di definire le infiltrazioni di “Cosa Nostra” e dei suoi leader storici, fra cui Matteo Messina Denaro, negli affari di diverse società ed attività agricole e commerciali, dislocate in diverse province della Sicilia e del Sud Italia.

In particolare, l’indagine ha fatto luce sulle modalità di controllo delle attività economiche e produttive sul territorio, da parte dell’organizzazione capeggiata dal boss di Castelvetrano, attraverso la gestione occulta di società e imprese di diretta emanazione criminale, operanti in svariati settori. Le investigazioni hanno permesso di svelare, oltre alle personali responsabilità penali degli indagati nell’azione di supporto alla latitanza del boss trapanese, l’esistenza di un circuito imprenditoriale teso ad assicurare un completo controllo economico del territorio nel settore dell’edilizia e del relativo indotto, mediante la gestione e la spartizione di importanti commesse.

 

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