Niente dolce a fine pasto per i bambini più poveri. È questa l’idea dell’amministrazione comunale di Pomezia, guidata dal grillino Fabio Fucci, per le mense delle scuole pubbliche. Il Comune ha previsto nella gara d’appalto due menù a prezzi differenti: uno, meno caro, non prevede la somministrazione del dolce, mentre sono uguali per entrambi le altre portate.
La decisione dell’amministrazione comunale ha fatto infuriare molti genitori, che hanno visto i propri figli discriminati in base al reddito anche nella scuola pubblica, luogo in cui in teoria i bambini dovrebbero essere tutti trattati allo stesso modo. Duri gli attacchi delle altre parti politiche presenti in Consiglio: “Purtroppo – dice Walter Bianco, di Sinistra ecologia e libertà – non è la prima volta che questa amministrazione spicca per insensibilità nei confronti delle difficoltà economiche affrontate dalle famiglie che hanno figli in età scolare, tuttavia mai ci saremmo immaginati che si potesse anche solo ipotizzare una differenziazione di trattamento così odiosa, dinanzi alla quale crolla qualsiasi giustificazione, finanche quella di averne discusso preventivamente con alcuni genitori, come ha riferito la vicesindaco”.
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Il secondo di Fucci, Elisabetta Serra, infatti, aveva difeso il provvedimento dicendo che la “scelta nasce dalla volontà di accogliere richieste, suggerimenti e proposte giunte all’amministrazione da parte dei genitori. Ed è importante sottolineare che la differenziazione ricade esclusivamente sulla portata del dolce e di conseguenza non incide in alcun modo sui valori nutrizionali previsti per i pasti ”. Ma i bambini “più poveri” si ritroverebbero a guardare i bambini più ricchi che mangiano il dolce che a loro non spetta. “Il pasto differenziato – ha concluso Serra – non vuole in alcun modo creare differenze nella fruizione del servizio da parte degli studenti, bensì rispondere al confronto che a partire dall’anno scolastico tuttora in corso l’amministrazione ha avuto con i genitori”.