Non percepiscono lo stipendio da gennaio ma continuano a lavorare tra le corsie del Policlinico di Palermo. Adesso però i medici specializzandi con contratto di formazione regionale non hanno più intenzione di continuare a lavorare senza ricevere quanto gli spetta. “Siamo intenzionati ad astenerci dall’attività assistenziale se le cose non cambieranno”, a parlare è Dario Altieri, uno degli specializzandi del Policlinico Paolo Giaccone, rappresentante della Facoltà al Senato Accademico.
I medici con contratto di formazione regionale sono circa 300 in tutto l’ospedale universitario palermitano: le loro borse di studio sarebbero pagate dalla Regione Siciliana, ma l’ultima busta paga che hanno visto è stata quella di dicembre 2013. “La Regione siciliana ha un debito di 13 milioni di euro con l’Università”, ha detto Altieri. “Non riceviamo nessuna retribuzione perché la Regione non dà il finanziamento all’Ateneo. L’università ha garantito con i propri fondi i nostri stipendi fino a dicembre, adesso nessuno si prende questa responsabilità. E noi abbiamo anche le tasse universitarie da pagare, oltre il bisogno naturale di avere uno stipendio”.
La vicenda si inserisce in un momento particolare per il bilancio della Regione Siciliana. Con l’approvazione del decreto Irpef da parte del governo Renzi, la Sicilia rischia di avere strettissimi margini di manovra e i tagli potrebbero salire, con un congelamento della spesa per 130 milioni. Il 12 dicembre 2013 gli specializzandi del Policlinico hanno incontrato il presidente della Regione: “Rosario Crocetta ci ha ricevuto, ha ascoltato il nostro problema e ci ha assicurato che tutto si sarebbe risolto. Invece la Regione non ha versato i finanziamenti e adesso siamo in questa situazione”.
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La situazione grava anche su Catania e Messina: anche gli altri due Atenei non hanno ricevuto la copertura finanziaria necessario. Nella città etnea è stato il rettore Giacomo Pignataro a farsi carico degli stipendi dei medici specializzandi, a Messina invece la situazione è bloccata.
“Se smettessimo di lavorare creeremmo un disagio serio ai pazienti”, ha concluso Altieri, facendosi portavoce della categoria. Il contratto che gli specializzandi hanno firmato è di tipo esclusivo, dunque non possono lavorare in altre strutture ospedaliere: “Fino ad oggi siamo stati medici molto professionali ma non possiamo continuare così se non ci metteranno nelle condizioni di pagare le tasse e di poter vivere con lo stipendio che ci spetta”.